La riforma universitaria

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    universitaria

    Sono molti i cambiamenti che saranno apportati, con il disegno di legge della nuova Riforma Universitaria, all’interno di tutti gli Atenei italiani.
    È la prima riforma che muta l’intero sistema universitario. Le Università saranno completamente autonome, e se saranno gestite male risponderanno delle loro azioni e riceveranno meno finanziamenti. Con la vigente riforma si dirà addio ai finanziamenti a pioggia, e si daranno soldi, solo in base alla qualità dell’ateneo. Saranno apportati cambiamenti all’interno delle Organizzazione del Sistema Universitario, sul Reclutamento di giovani studiosi, sull’Accesso di giovani studiosi, sulla Gestione finanziaria e sulla Valutazione degli atenei.

    Organizzazione del Sistema Universitario
    Innanzitutto si vuol dare maggior trasparenza nelle assunzioni, trasparenza che fino ad ora non esisteva. Per risolvere il problema della trasparenza sarà adottato un codice etico, che eviterà i conflitti d’interesse legati alla parentela. Gli atenei che non rispetteranno questo codice etico, saranno penalizzate, con la riduzione dei finanziamenti. 
    Sarà stabilito un limite massimo di 8 anni al mandato dei Rettori, che fino ad ora era deciso da ogni singola università.
    Ci sarà una distinzione netta tra Senato e Consiglio d’Amministrazione. Si è giunti a voler distinguere i due organi perché attualmente vi è un enorme confusione sulle loro funzionalità.
    Sarà introdotto un direttore generale al posto del direttore amministrativo. Al direttore generale saranno affidati compiti di grande responsabilità, e sarà considerato come un vero e proprio manager dell’ateneo.
    Sarà introdotto un nucleo di valutazione d’ateneo, con membri prevalentemente esterni, in maniera tale da poter avere una valutazione oggettiva ed imparziale.
    Gli studenti, avranno un compito importante, dovranno valutare i professori. Questa valutazione sarà determinante, perché inciderà sull’attribuzione dei fondi da parte del ministero alle università.
    Le università, che sono vicine tra loro, avranno la possibilità di unirsi e fondersi, per abbattere i costi e aumentare la qualità della didattica.
    Un altro cambiamento importante è la Riorganizzazione interna degli atenei. Le facoltà all’interno dell’ateneo potranno essere al massimo 12, per evitare il moltiplicarsi di corsi di laurea inutili, che non trovano nessuno sbocco sul mondo del lavoro.

    Reclutamento di giovani studiosi
    Il disegno di legge introduce l’abilitazione nazionale come condizione per l’accesso all’associazione e all’ordinariato.
    L’abilitazione è attribuita da una commissione nazionale sulla base di specifici parametri di qualità.
    Le commissioni saranno composte da autorevoli membri italiani e, per la prima volta, anche stranieri, andando così a garantire una maggiore trasparenza.
    La cadenza dell’abilitazione a professore sarà annuale, al fine di evitare lunghe attese e incertezze.
    I posti saranno poi attribuiti a seguito di procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università, cui potranno accedere solo gli abilitati.
    Per proseguire sulla volontà riformatrice basata sulla meritocrazia, il ddl prevede che vi sia una distinzione tra reclutamento e progressione di carriera: basta con i concorsi banditi per finta solo per promuovere un interno.

    Accesso di giovani studiosi
    Il ddl introduce interventi volti a favorire la formazione e l’accesso dei giovani studiosi alla carriera accademica .
    Saranno revisionate e semplificate le strutture stipendiali del personale accademico per annullare le penalizzazioni a danno dei giovani docenti.
    Verranno revisionati gli assegni di ricerca per introdurre maggiori tutele con aumento degli importi.
    Sarà introdotta un nuova norma sulla docenza a contratto, e si cercherà di eliminare la docenza gratuita.
    L'innovazione di rilievo è la riforma del reclutamento con l’introduzione di un sistema di tenure-track: contratti a tempo determinato di 6 anni (3+3). Al termine dei sei anni se il ricercatore sarà ritenuto valido dall’ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. In caso contrario terminerà il rapporto con l’università maturando però dei titoli utili per i concorsi pubblici. Questo provvedimento si rende indispensabile per evitare il fenomeno dei ricercatori a vita e determina situazioni di chiarezza fondate sul merito. Inoltre il provvedimento abbassa l’età in cui si entra di ruolo in università da 36 a 30 anni con uno stipendi che passa da 1300 euro a 2100.
    Saranno abolite le borse post-dottorali, sottopagate e senza diritti.

    Gestione finanziaria
    L'aspetto economico-finanziario è uno dei lati più oscuri delle Università italiane, ma con l’introduzione della contabilità economico-patrimoniale, secondo criteri nazionali concordati con MIUR (Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca) e Tesoro, i bilanci dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza. Con questo nuovo sistema i debiti e i crediti saranno resi più chiari nel bilancio.
    Non vi sarà alcuna tolleranza per quegli Atenei che si sono mostrati non in grado di gestire le risorse economiche andando incontro ad un dissesto finanziario.

    Valutazione degli atenei
    Per premiare le Università più meritevoli le risorse saranno trasferite dal ministero in base alla qualità della ricerca e della didattica andando così ad interrompere quel triste fenomeno dei finanziamenti a pioggia che servivano solo a coprire quei buchi di bilancio causati da una scellerata politica economica.
    Saranno effettuate valutazioni d’efficienza da parte dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario).
    Saranno tempi duri per i professori assenteisti. Infatti il disegno di legge, prevede che i docenti avranno l’obbligo di certificare la loro presenza a lezione per evitare che si riproponga senza una soluzione il problema delle assenze dei professori negli atenei. Inoltre, viene per la prima volta stabilito un riferimento uniforme per l’impegno dei professori a tempo pieno per il complesso delle attività didattiche, di ricerca e di gestione, fissato in 1500 ore annue di cui almeno 350 destinate ad attività di docenza e servizio per gli studenti. Saranno garantiti solo scatti di stipendio ai professori più meritevoli. Sarà favorita la mobilità all’interno degli atenei. Per chi lavora all’università sarà possibile prendere 5 anni di aspettativa, per andare nel privato, senza perdere il posto.








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