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    La legge 120 del 2011, conosciuta anche come legge Golfo-Mosca, dai nomi delle due promotrici, le onorevoli Leila Golfo e Alessia Mosca, viene spesso citata, soprattutto negli ultimi tempi, semplicemente chiamandola legge sulle quote rosa.

    La suddetta legge entrerà in vigore il prossimo 12 agosto, imponendo alle società quotate in Borsa e a quelle a controllo pubblico che dal 2013 almeno un quinto dei componenti dei consigli di amministrazione debbano essere donne al primo rinnovo, un terzo al secondo e terzo rinnovo, e sino al 2023.

    Questo potrebbe essere un primo grande passo per superare quelle differenze, ancora tanto diffuse e ricorrenti, tra donne e uomini nel mondo lavorativo.

    Spesso le differenze non si riducono soltanto allo stipendio, ma anche, per l’appunto, ai ruoli. Quelli dirigenziali e di rilievo sono prevalentemente affidati agli uomini.

    Insomma, occorre lavorare ancora tanto e fare qualcosa di concreto per cambiare, in meglio, la situazione delle donne che lavorano e sognano una carriera ai vertici.

    Magari, proprio la legge sulle quote rosa, potrebbe dare una grossa mano per il raggiungimento dell’obiettivo. (G-Veronica Notaro)

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    Da un sondaggio condotto da The Ladders, una multinazionale americana di job recruiting, si evince che sono poche le giovani madri che riescono a conciliare i tempi di lavoro e famiglia, per questo il loro sogno è la flessibilità.

    Le nuove norme previste dagli emendamenti del ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione sembrano andare in questa direzione, auspicando congedi di paternità e più flessibilità.

    Le donne, dopo la maternità, sono ansiose di ritornare sul posto di lavoro, ma solo se tale rientro è soft e l’ambiente si dimostri sensibile alle esigenze specifiche delle lavoratrici madri.

    Più di uno studio, infatti, mette in luce che, per quattro lavoratrici su cinque, il bilanciamento di carriera e famiglia è una lotta quotidiana. (G-Ilaria Laudisa)

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    Gli stipendi degli italiani si confermano bassi, mentre il costo del lavoro è molto alto, come sottolineano i dati Ocse comunicati nella giornata di ieri 25 aprile.

    L’Italia continua a rimanere nella parte bassa della classifica dei salari medi netti nell’area di riferimento, dietro a Spagna e a tutti i Paesi big dell’Ue.

    Indubbiamente, una delle cause principali delle “misere” buste paga degli italiani è l’elevato peso esercitato dal Fisco.

    Facendo riferimento alla situazione di un single senza figli a carico, l’Ocse osserva che il cuneo fiscale nel 2011 è stato del 47,6%, ovvero di 0,7 punti percentuali in più rispetto all’anno precedente.

    L’imposizione italiana fa collocare il nostro Paese al di sopra della media Ocse che è del 35,3%, e di quella dell’Ue (41,5%). (G-Veronica Notaro)

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    Il Centro Studi di Confindustria mette in evidenza la difficile situazione economica e lavorativa del nostro Paese.

    Basta pensare al fatto che il barometro della produzione industriale a marzo ha registrato una variazione nulla della produzione industriale, mentre nei mese di febbraio si era rilevato un calo dello 0,7% su gennaio.

    Le difficoltà per le imprese sono destinate a crescere, dal momento che dovranno fare i conti con una bolletta energetica più alta, che nel corrente anno costerà 3,5 miliardi in più.

    Tutto ciò non fa altro che aggravare la già allarmante situazione in cui verte il mondo del lavoro: la disoccupazione continuerà a salire e ci saranno perdite di posti di lavoro sempre più frequenti.

    Per quanto concerne la cassa integrazione, le ore usate hanno iniziato a salire in modo rapido, registrando un incremento quasi cinque volte superiore rispetto a quello dovuto ai fattori stagionali. (G-Nicole Elia)

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    Secondo i dati della Ragioneria generale dello Stato, chi andrà in pensione tra dieci anni avrà il 66,6% dell'ultimo stipendio, chi andrà in pensione tra vent'anni, il 64,5%. 

    Per colmare il gap previdenziale serve la previdenza complementare. Ma la redditività delle gestioni è solo uno degli elementi che incide sui rendimenti dei fondi.

    Altro elemento importante è la durata: la permanenza nel fondo pensione genera un proporzionale aumento del montante previdenziale. Per questo si raccomanda ai giovani di iscriversi quanto prima, anche negli anni del precariato.

    Un altro elemento, specifico dei lavoratori dipendenti, è il contributo del datore di lavoro. Il dipendente che si iscrive al fondo negoziale o si scrive col solo Tfr perde per sempre il versamento che contrattualmente il suo datore dovrebbe fargli presso il fondo.

    I costi di gestione costituiscono il quarto elemento rilevante. Il lavoratore che fa una pensione fai da te investendo sul mercato mobiliare, si troverebbe davanti a costi e commissioni di molto superiori a quelli che deve affrontare quando investe attraverso i fondi previdenziali.

    Un quinto elemento è dato dalla fiscalità agevolata e l’ultimo è la contribuzione volontaria. (G-Stella Ferres)  

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    I tempi per le agevolazioni destinate al lavoro nel Meridione sono stati allungati.

    Infatti, l’articolo 59 del Dl Semplificazioni, appena convertito nella legge n. 35 del 2012, ha confermato la proroga sino a maggio 2013 del termine per l’inserimento in organico di nuovi lavoratori dipendenti, usufruendo del bonus previsto dall’articolo 2 del Dl 70 del 2011.

    Nello specifico, l’incentivo in questione mira all’innalzamento dei livelli occupazionali nelle aree represse, nonché alle assunzioni che partiranno proprio dal mese di maggio.

    L’incentivo, che per i contratti a tempo indeterminato prevede un premio pari al 50% del salario, vale per un anno ed è concesso soltanto per le assunzioni di soggetti definiti dalla Commissione Europea “svantaggiati” in base al numero 18 dell’articolo 2 del Regolamento (CE) n. 800 del 2008 della Commissione del 6 agosto 2008. (G-Veronica Notaro)

     

     

     

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    La lista delle aziende che offrono maggiori opportunità alle donne cresce.

    Ovviamente, si potrebbe fare molto di più, ma già tante realtà aziendali si stanno muovendo bene e sono sulla strada giusta.

    Ecco chi stimola il talento rosa con apposite iniziative:

    -      Danone, mediante un corso sulla leadership al femminile con la Sda Bocconi;

    -      Siemens, tramite delle sessioni di coaching e di formazione;

    -      McDonald’s e Citibank, che adoperano la rete per aiutare le dipendenti a individuare opportunità lavorative all’interno dei loro gruppi; le società hanno creato, rispettivamente, European women leadership network e Citi Women;

    -      Ikea, che punta tantissimo su skill building e role model;

    -      Telecom, tramite la possibilità, rivolte a 60 dipendenti, di conseguire il diploma di perito in elettronica e telecomunicazioni;

    -      Novertis Farma, che si occupa di diversity in modo strutturato da tempo, anche mediante la creazione di ambenti di supporto;

    -      L’Oréal, promotrice di una cultura diretta a contrastare ogni tipo di discriminazione;

    -      Nestlé, molto attiva in favore delle dipendenti, grazie a varie iniziative, quali asili nido aziendali, concessione del part time alle neomamme, orario flessibile. (G-Veronica Notaro)

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    La somministrazione di manodopera, introdotta dal dlgs n. 276 del 2003, sulla base della prima esperienza di lavoro interinale consente a un individuo di rivolgersi a un altro soggetto, appositamente autorizzato, per avere in utilizzo personale non assunto in modo diretto, ma dipendente del somministratore.

    Adesso, il legislatore interviene nuovamente in merito; infatti, il dlgs n. 24 del 2012, con entrata in vigore il prossimo 6 aprile, prevede che, quando la somministrazione riguarda disoccupati, cassintegrati o lavoratori svantaggiati, il ricorso all’affitto temporaneo non richiede una specifica “causale”, intesa come ragione di carattere produttivo, organizzativo, tecnico o sostitutivo.

    Il dlgs n. 24 dà attuazione alla direttiva 2008/104/Ce inerente il lavoro mediante agenzia interinale. (G-Veronica Notaro)

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    I dati della ricerca "I valori degli italiani", realizzata nell'ambito delle attività per le celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, attestano un sostanziale miglioramento della condizione femminile nella società. Le donne sono meno casalinghe rispetto al passato, ricevono più aiuto in casa da parte dei compagni, ma restano il fulcro della vita domestica. Tanto che hanno meno tempo libero rispetto agli uomini.

    E’ diminuito di molto il numero delle casalinghe presenti tra le donne fino a 64 anni di età, ma particolarmente intensa è stata la riduzione tra le donne fino a 34 anni e tra le 65-44enni.

    Nella maggior parte delle famiglie, comunque, è sempre la donna a svolgere i lavori domestici, anche se ha un’occupazione. Anche se, c’è da dire, che gli uomini sono maggiormente coinvolti nelle attività domestiche rispetto al passato.

    Oggi la donna, pur ricoprendo un ruolo decisivo in casa, ha ridotto di sette ore il tempo settimanale dedicato alla cura della casa. Quando la donna è occupata fuori casa, svolge le faccende domestiche anche il 65% dei maschi, dedicandovi, in media, 9,7 ore alla settimana. La percentuale scende al 43,4% quando la moglie non ha un’occupazione, con un impiego medio settimanale di 8 ore. (G-Ilaria Laudisa)

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    La recente rilevazione di Mercer su 370 aziende italiane, testimonia che le donne fanno carriera soprattutto in determinati ambiti: "corporate affairs" (primo posto) marketing (secondo) e risorse umane (terzo).

    Non si tratta di una sorpresa, bensì di un trend in forte crescita.

    Alla quarta posizione, con un po’ di distacco, troviamo il mondo legale; al quinto posto il settore del “finance”, che però presenta il minor numero di donne all’ingresso.

    Bassa la percentuale rosa nel contesto dell’It, ricerca e sviluppo, contact center e logistica.

    Sempre dall’indagine Mercer, emerge che la difficoltà di salire in azienda non rappresenta l’unico ostacolo per la donna che intende fare carriera; un altro boccone amaro è rappresentato dalla paga, quasi sempre più bassa rispetto a quella dei colleghi uomini. (G-Nicole Elia)

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    La legge sulle quote rosa nei consigli di amministrazione delle società sarà operativa dal prossimo agosto, ma già si vedono dei miglioramenti sul fronte: secondo il rapporto Assonime-emittenti titoli, il numero delle donne nei cda è aumentato da 125 nel 2006 a 182 nel 2011.

    Intanto sono attivi i corsi di formazione sulla leadership femminile, che stanno registrando un aumento delle domande, soprattutto da parte di donne tra i 45 e i 55 anni.

    Tra le iniziative, corsi specifici sulla corporate governance anche per sole donne e l’impegno delle stesse aziende, soprattutto quelle grandi, per promuovere la crescita dei talenti femminili e sostenere le donne nel percorso verso il vertice aziendale. Numerose anche le esperienze proposte all’estero.

    D’altronde è dimostrato che promuovere l’ascesa professionale delle donne porta numerosi vantaggi alle aziende, come è attestato anche dall’ultimo rapporto “Women in the Workplace”: le aziende con un numero maggiore di donne a livelli manageriali dimostrano un miglior andamento del titolo nelle fasi di volatilità e una migliore tenuta. (G-Ilaria Laudisa)

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    Il personale precario interessato alla domanda di disoccupazione, potrà presentare la stessa entro il 31 marzo 2012, solo se ha lavorato almeno 78 giorni dal 1° gennaio al 31 dicembre 2011 e ha versato almeno un contributo utile prima del biennio precedente la domanda.

    Nel calcolo delle 78 giornate risultano essere incluse le assenze per malattia o maternità, mentre sono esclusi i congedi non retribuiti e gli scioperi.

    La domanda può essere presentata in formato cartaceo, mediante la compilazione del modello DS21, oppure in via telematica, se in possesso del PIN rilasciato dall’Inps.

    La modalità online diventerà esclusiva a partire dal 1° aprile 2012. (G-Veronica Notaro)

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    La Cisl di Roma, nel corso del seminario di approfondimento “Donne al tempo della crisi”, parla della situazione femminile e di quella economica della capitale, entrambe a rischio di collasso sociale.

    E’ appurato che il mercato del lavoro offre alle donne contratti precari o a tempo determinato. Non solo: le donne ricevono anche salari più bassi, che diventeranno pensioni di ben poco peso nel futuro. Mancano, poi, i servizi che aiutino le donne nel loro duplice ruolo di lavoratrici e madri: i 21 mila bambini presenti negli asili pubblici di Roma rappresentano solo il 20% del totale che ne avrebbe bisogno.

    E’ auspicabile, come emerge nel seminario, la condivisione femminile delle responsabilità anche nel sindacato, nella speranza che, proprio la crisi, possa diventare l’occasione per riforme che vadano a favore delle donne. (G-Stella Ferres)

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    In molti Paesi la possibilità di svolgere il proprio lavoro da casa è molto diffusa.

    Mentre, in Italia non è ancora così. Infatti, questa tipologia lavorativa è svolta solo da pochi eletti, che in realtà, nella maggio parte dei casi non si possono dire del tutto soddisfatti e fortunati, visto che sono spesso e volentieri freelance indipendenti che si accollano tutti i rischi.

    Nel caso del telelavoro riconosciuto, invece, si ha a che fare con l’opportunità di svolgere la propria professione da casa con tutte le tutele aziendali.

    Da un sondaggio realizzato da Casa.it emerge che una donna su tre sogna il telelavoro per almeno due giorni a settimana; infatti, poter lavorare a casa, e svolgere l’attività che si fa solitamente in ufficio, permetterebbe un maggiore risparmio di tempo, ma anche una più alta flessibilità degli impegni lavorativi e familiari. (G-Veronica Notaro)

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    La prestazione è quella con i requisiti ridotti, e spetta a chi ha almeno due anni di anzianità contributiva e uno o più rapporti di lavoro nel corso del 2010, per un’occupazione di non meno di 78 giornate.

    Nel calcolo dei 78 giorni sono incluse le giornate indennizzate a titolo di malattia, maternità, ecc., e sono escluse le assenze imputabili al lavoratore a titolo personale.

    Ai fini della presentazione delle richieste di disoccupazione l’Inps ha avviato una procedura che permette il calcolo automatico dell’indennità attingendo dai dati degli Uniemens, senza dover richiedere l’indennità di disoccupazione presentando il modello dl 86/88-bis. (G-Stella Ferres)

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