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    Il rapporto Inail 2011, presentato ieri a palazzo Montecitorio, a Roma, testimonia come la serie del numero degli infortuni sul lavoro abbia preso un andamento decrescente, incluse le morti bianche (-5,4% in un anno e -7,6% rispetto al 2009).

    Il 90% degli episodi si concentra nell’industria e nei servizi, il 6% in agricoltura e il 4% tra i dipendenti statali. Gli infortuni sul lavoro passano da 687.970 a 643.313 nel 2011, e si segnala un – 7,1% tra quelli itinere. I cantieri diventano meno insidiosi anche per gli stranieri, tra i quali si conta un -3,1% di ferimenti e una lieve flessione delle vittime. Nel 2011, risultano assicurati all’Inail circa 3 milioni di immigrati, ben il 17,8% in più del 2007, una crescita dovuta soprattutto alla regolarizzazione dei contratti di badanti e colf.

    La carenza di opportunità di lavoro, specie al Sud, produce effetti che si riflettono anche sul fenomeno infortunistico: -6,1% al Nord-Ovest, -6,2% al Nord-Est, - 6,4%nelle regioni centrali e -8,1% nel Mezzogiorno. In controtendenza, vi è un aumento del +9,6% nelle denunce di malattie professionali. Cifre che, come spiega l’Inail, traggono fondamento nelle novità legislative introdotte nel corso degli ultimi anni, che hanno intensificato le attività di informazione, formazione e prevenzione. Dunque la sensibilizzazione dei datori di lavoro, dei lavoratori, dei medici di famiglia e dei patronati, ha fatto emergere molte patologie da tempo “perdute”. (G-Pietro Penna)

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    In seguito alle modifiche del computo della base occupazionale per la determinazione delle quote di riserva, i datori di lavoro dovranno sanare le scoperture con nuove assunzioni di soggetti disabili.

    La l. 68/99 impone ai datori di lavoro pubblici e privati di assumere lavoratori disabili nella misura del 7% dei lavoratori occupati se si occupano più di 50 dipendenti, due lavoratori per un organico da 36 a 50 dipendenti e un lavoratore se si occupano da 15 a 35 dipendenti.

    Con le modifiche operate dalla l. 92/2012, aumenta la base occupazionale perché la nuova norma esclude dal computo solo i lavoratori assunti tramite collocamento obbligatorio, i soci di cooperative di produzione e lavoro, i dirigenti, i contratti di inserimento, i lavoratori somministrati presso l’utilizzatore, i lavoratori assunti per attività all’estero, gli Lsu, i lavoratori a domicilio, i lavoratori emersi ex l. 383/2001.

    Sono inclusi, invece, nel computo, gli assunti con contratto a tempo determinato non superiore a 9 mesi. (G-Ilaria Laudisa)

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    Il ministro Fornero aveva già annunciato che sarebbero state tutelate altre 55 mila persone. Con il nuovo provvedimento, rientrano sotto il paracadute, che permette di uscire dal lavoro con le regole precedenti alla riforma, anche i lavoratori per i quali, entro il 31 dicembre 2011, sono stati conclusi in sede governativa accordi che prevedono il ricorso ad ammortizzatori sociali, mobilità e mobilità lunga.

    Potranno usare le vecchie regole previdenziali anche i lavoratori che maturano i requisiti entro il periodo in cui ricevono l’indennità.

    Rientrano tra i tutelati anche coloro che hanno seguito la strada dei contributi volontari o che hanno lasciato il lavoro in base ad accordi individuali o collettivi, per i quali si aggiungono dodici mesi di tempo.

    Lo stesso avverrà per i lavoratori che avevano concluso accordi individuali o collettivi con le proprie aziende. Ora potranno sperare nel salvataggio anche coloro per i quali la scadenza cade tra il ventiquattresimo e il trentaseiesimo mese. (G-Stella Ferres)

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    Ottenere un impiego fisso allo stato attuale dell’economia mondiale, diventa sempre più una possibilità remota rispetto al passato per questo, aumenta l’esigenza di trovare un lavoro part-time, soprattutto per le donne.

    Il primo passo per la ricerca di un impiego part-time può essere rappresentato dagli annunci sui giornali e su Internet ma anche da una accurata ricerca nell’ambito della propria città.

    Il lavoro part-time può essere visto come un impiego poco remunerativo ma, ci sono possibilità di guadagnare cifre più elevate grazie ad esempio ai lavori stagionali o temporanei.

    Le opportunità lavorative stagionali non mancano: in una città di mare per esempio, le possibilità più interessanti si trovano d’estate, dai lavori come cameriera a quelli come bagnina. In altri luoghi, il periodo più interessante può essere quello natalizio, con negozi e centri commerciali che cercano nuove commesse e cassiere per aiutare quando le vendite aumentano, oppure, in altre città, le proposte di lavoro potrebbero trovarsi durante un evento sportivo o una fiera locale.

    Nel caso in cui la zona in cui si abita non offre particolari attività, il modo migliore per portare a casa denaro extra, e contare su voi stesse e sulle vostre capacità. (G-Pietro Penna)

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    Le Agenzie per il lavoro danno un grande aiuto al Paese per la ricollocazione professionale dei lavoratori. Basti pensare a quanto emerge dagli ultimi dati Istat, che mettono in evidenza proprio questo aspetto.

    Infatti, il lieve aumento su base tendenziale del numero di occupati nel mese di aprile, pari a +0,1%, è riconducibile alle formule del part time e del tempo determinato.

    Dunque, sono sempre meno le assunzione a tempo indeterminato, mentre subiscono un lieve incremento quelle a termine e con contratti part time.

    I giovani possono contare soltanto su queste formule contrattuali, e i dati raccolti danno ragione a questa tesi, dal momento che nel settore del lavoro in somministrazione, il 23% degli addetti ha tra i 18 e i 24 anni; la quota sale al 44% se si considera la fascia di età 18-29 anni.

    Ma il vero problema dell’economia e anche del mercato del lavoro è costituito della scarsità delle ricorse a disposizione che, spesso, frenano le assunzioni e i legami contrattuali. (G-Veronica Notaro)

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    Dal 2011 al 2012, i licenziamenti per riduzione di personale o per cessazione di attività sono saliti del 40%.

    Le assunzioni hanno subito un vero e proprio crollo e il futuro appare tutt’altro che positivo.

    E’ quanto messo in evidenza dall’indagine realizzata dalla Fondazione studi dei Consulenti del lavoro.

    Questi ultimi si sono più volte espressi in riferimento alle norme già presenti e su quelle in arrivo in materia di lavoro e contratti.

    Hanno, in più occasioni, affermato che esse sono insufficienti a garantire un sano e proficuo sviluppo dell’apprendistato.

    Inoltre, la stessa indagine ha rilevato un calo dei contratti a tempo determinato e a progetto (-15%).

    Il calo è dovuto principalmente all’aumento della aliquote Inps dei parasubordinati che ha scoraggiato l’avvio di lavoratori con la forma regolamentata dalla legge Biagi e che la nuova riforma vuole modificare in più punti. (G-Veronica Notaro)

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    Nel 71% dei casi, nel popolo dei precari, troviamo le donne. Per il 73%, possiedono un titolo di studio elevato. Quasi il 60% sono precarie, mentre quasi il 30% disoccupate e ancora il 7,8% inattive o impegnate nello studio.

    E’ quanto emerge dall’inchiesta www.storierecarie.it, che ha previsto la compilazione di un questionario da parte di circa mille soggetti, su iniziativa di Cgil e Internazionale.

    L’età media degli intervistati è di 36 anni; il 20,3% vive ancora con i genitori, il 18% vive da solo, mentre il 12% con altre persone.

    Tra i precari, le tipologie contrattuali più diffuse sono il lavoro dipendente a termine, la collaborazione coordinata e continuativa o a progetto, i professionisti e gli assegnisti di ricerca.

    Tra i sogni dei precari, troviamo, ovviamente, il desiderio di conquistare un lavoro stabile, in modo da potersi permettere l’acquisto di una casa.

    Mentre, tra gli aspetti più insopportabili della precarietà, i più citati sono il dover ricominciare sempre da capo, non avere una continuità nella retribuzione e la ricattabilità presso il datore di lavoro. (G-Veronica Notaro)

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    I datori di lavoro, durante quest’anno, devono permettere ai propri dipendenti di fruire di due settimane di ferie e, entro il 30 giugno 2012, devono consentire la fruizione dell’eventuale arretrato di ferie relative al minimo legale maturato nell’anno 2010.

    Non farlo potrebbe costare da 130 a 780 euro di sanzione per lavoratore.

    Si ricorda che è vietato monetizzare le ferie. Il periodo minimo di quattro settimane, se non fruito dal lavoratore, non può mai essere sostituito da un’indennità per ferie non godute. Le ferie sostituibili con un’apposita indennità sono solo quelle maturate dal lavoratore il cui rapporto di lavoro cessi entro l’anno di riferimento, quelle maturate fino al 29 aprile 2003, che è la data di entrata in vigore della riforma, ossia il dlgs n. 66/2003, e le settimane o i giorni di ferie previsti dalla contrattazione collettiva in misura superiore al periodo minimo legale. (G-Stella Ferres)

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    Le buste paga crescono poco, perché i premi e gli incentivi restano al palo. La crescita registrata sulle retribuzioni è di appena lo 0,4%, mentre l’inflazione, nel primo trimestre 2012, si è attestata, in media, al +3,2%.

    La bassa crescita delle retribuzioni conferma la difficoltà nel decollo della produzione.

    A livello tendenziale, le retribuzioni sono cresciute del 3,1% nel comparto dell’industria e dell’1,5% in quello dei servizi. L’incremento maggiore è stato registrato per le attività manifatturiere, mentre nel settore della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, le buste paga hanno segnato un calo del 7,3%, dovuto al venir meno dell’erogazione, da parte di alcune grandi aziende, degli incentivi all’esodo corrisposti nel primo trimestre 2011. (G-Stella Ferres)

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    Quello delle aziende rosa è un piccolo record dell’Italia, se si pensa che la media europea è del 10%, con Francia, Inghilterra e Germania che si attestano tra il 6 e l’8%.

    Praticamente, il 3,62% delle italiane che lavorano sono imprenditrici, per il 90% proprietarie di piccole aziende, con meno di 5 dipendenti.

    L’Italia, però, ha anche il primato di donne non occupate nel mercato ufficiale. Si stima che, nel 2010, tra le donne che hanno figli con meno di 15 anni, le inattive siano state il 40%, soprattutto per la difficoltà nel conciliare la vita familiare con quella lavorativa e per l’inadeguatezza dei servizi sociali per la prima infanzia.

    Tornando alle imprenditrici italiane, la natalità di imprese guidate da donne, nel 2009 è stata del 13,7%, superiore al dato registrato per le aziende guidate da uomini. Nel 2011 sono nate circa 10 mila nuove imprese gestite da donne, soprattutto al Centro Nord.

    L’Italia è sotto la media mondiale anche per le quote rosa nei consigli di amministrazione: la media è del 13,8%, ma scende al 7% nelle società quotate in Borsa, contro il 10% della media Ocse. (G-Ilaria Laudisa)

     

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    E’ risaputo: le donne guadagnano meno degli uomini. La loro busta paga è più leggera di quella dei colleghi maschi di ben il 37%, nonostante durante gli studi esse risultino le più brave, si laureino in tempi più brevi e superano i compagni anche nelle materie tecniche.

    Qual è, allora, il motivo di questa disparità retributiva?

    Le risposte prova a darle lo studio “Il gap salariale nella transizione tra scuola e lavoro”, pubblicato dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti.

    Le donne guadagnano meno perché, al momento della scelta della facoltà, si orientano verso gli studi umanistici, destinati a condurle verso professioni scarsamente retribuite. Secondo la Fondazione, la scelta del percorso universitario spiega per un terzo la differenza di reddito tra uomini e donne.

    Le donne non decidono il loro futuro in base alle prospettive di ricchezza e di prestigio, anzi, sembrano rifuggire dalle facoltà che portano a lavori a più alto reddito.

    Infatti ingegneria, medicina, economia, matematica, le facoltà più redditizie, sono state scelte dal 65% dei ragazzi del campione in esame, e solo dal 20% delle ragazze. Gli indirizzi legati invece a professioni meno remunerative, quali scienze umanistiche e scienze dell’educazione, sono stati scelti dal 35% delle ragazze e dal 10% dei ragazzi.

    Forse le donne sono meno competitive dei maschi, più attente al prossimo, più scarsamente portate alla ricerca di un posto ben pagato. Su questo pesa anche il senso del dovere di dover ricoprire un ruolo importante nella famiglia, e la mancanza di infrastrutture che permettano alle donne di dedicarsi al lavoro senza preoccuparsi dei bambini e degli anziani. (G-Ilaria Laudisa)

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    Nella giornata di ieri, 31 maggio, all’interno dalla relazione annuale di Bankitalia, un intero capitolo è stato dedicato al ruolo delle donne nell’economica italiana.

    Il risultato è forte e chiaro: l’Italia è ancora indietro, dal momento che si confermano ampi i divari di genere nella partecipazione della vita economica.

    Eppure, tanti vantaggi e benefici potrebbero giungere direttamente da una maggiore partecipazione delle donne nell’economia.

    Tra questi meno corruzione, più efficienza, più risultati utili.

    Per quanto concerne le donne imprenditrici, si fa poi riferimento ai dati Unioncamere sulle imprese femminili censite a fine 2011.

    Sono più giovani e attive nel settore dei servizi e in quello del commercio. Molto diffuse anche quelle agricole che si trovano soprattutto al Sud.

    E ancora, sempre dai dati Unioncamere, emerge che le imprenditrici ricorrono meno alla finanza esterna e si rivolgono meno spesso alle banche. (G-Nicole Elia)

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    Secondo i dati dell'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering, sono 137 i decessi  nei primi quattro mesi del 2012.

    L’unico dato positivo è che, rispetto allo stesso periodo del 2011, è stata rilevata una flessione della mortalità pari al 13,3%.

    Il maggior numero di decessi sul lavoro lo conta il Centro, seguito dal Nordovest, dal Sud, dal Nordest e dalle Isole.

    La principale causa di morte è la caduta dall’alto. Poi viene lo schiacciamento per caduta di oggetti pesanti dall’alto, il ribaltamento di u veicolo in movimento, il contatto con organi lavoratori in movimento.

    Seguono le morti dovute a cause elettriche, all’investimento da mezzo semovente, al seppellimento o sprofondamento. Più saltuarie le morti per esplosione, incendio, soffocamento o intossicazione da gas e annegamento.

    Il giorno più luttuoso della settimana, per quanto riguarda le morti sul lavoro, si rivela il venerdì: tra gennaio e aprile è deceduto in questo giorno il 19% di tutte le vittime del lavoro. (G-Ilaria Laudisa)

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    Continuano a scendere le entrate dei Fondi pensione: il 20% degli iscritti non paga più.

    I dati allarmanti scaturiscono dalla relazione annuale tenuta dalla Covip, Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione.

    Dagli stessi dati emergono delle considerazioni negative, tra cui il fatto che per le donne e per i giovani, nonché per tutti i soggetti svantaggiati, il Fondo pensione sarà un vero e proprio miraggio.

    In tanti non hanno e/o non avranno i soldi per pagarselo. Sena tener conto che adesso, a causa dei frequenti lavori sottopagati, precari e discontinui, anche i versamenti alla pensione obbligatoria contributiva appaiono piuttosto scarsi.

    Dunque, la probabilità di avere in futuro una buona pensione si allontana sempre più.

    Al fine di rilanciare l’intero sistema, la Covip chiede che il trattamento fiscale dei Fondi pensione sia equiparato a quello dei Fondi d’investimento, che dallo scorso mese di luglio sopportano un prelievo del 20% soltanto all’incasso da parte dell’investitore. (G-Veronica Notaro)

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    Dalla ricerca emerge che l’Italia, insieme alla Spagna, è il Paese che mostra più entusiasmo nei confronti dei social media sul posto di lavoro. Un terzo del campione italiano dichiara di usare Facebook, LinkedIn, Twitter e Google Plus almeno una volta al giorno per attività professionali, e la maggior parte degli utilizzatori di queste piattaforme fa parte degli staff senior.

    E’ risaputo, d’altronde, che usare i social network per lavoro fa aumentare la rete di conoscenze, rende più disponibili per il mercato del lavoro, tiene aggiornati amici vecchi e nuovi. Per questo si consiglia di tenere sempre aggiornato il proprio profilo online, che oggi è un estensione dei curriculum.

    Secondo gli intervistati, i media sociali sul posto di lavoro consentono di trovare più rapidamente persone, informazioni e competenze, favoriscono la collaborazione e condivisione della conoscenza, fanno crescere la rete dei contatti e riducono la quantità e la lunghezza delle mail. Tutti fattori positivi che hanno indotto molte aziende a implementare strumenti che cercano di riprodurre un ambiente di collaborazione e interazione online con un fine dichiaratamente professionale. (G-Stella Ferres)

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