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    Il LIE è un sistema informatico utilizzato dai lavoratori italiani che desiderano lavorare all’estero, presso le sedi di aziende italiane in paesi extra Ue.

    Interessati al sistema sono, pertanto, sia le aziende che devono presentare le richieste di autorizzazione per l’invio di lavoratori in paesi extra Ue per attività lavorativa, sia le aziende alla ricerca di personale all’estero, che possono consultare la lista per verificare la disponibilità di candidature, sia i cittadini, italiani e comunitari, che desiderano lavorare all’estero. In seguito all’iscrizione nell’apposita lista, si ottiene un nullaosta preventivo al lavoro.

    La richiesta viene accettata o rifiutata dal ministero del lavoro, con parere del ministero degli affari esteri. (Redazione Mgm) 

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    Aumenta il lavoro degli immigrati, ma al tempo stesso aumentano anche precariato e discriminazioni proprio nella componente immigrata.

    E’ uno dei dati emersi dall’indagine realizzata dall’Ires-Cgil che sarà pubblicata il prossimo mese.

    Nel primo semestre 2012, la quota del lavoro immigrato sul totale è pari al 10% circa e va a concentrarsi soprattutto in alcuni settori, quali quello dei servizi collettivi e alla persona (37%), costruzioni (19,2%), agricoltura (13%), turismo (15,8%) e trasporto (11,7%).

    In ambito salariale, la differenza tra i guadagni di un italiano e quelli di un immigrato, entrambi a tempo pieno, sono complessivamente di 328 euro, con un differenziale retributivo del 23%.

    Indubbiamente, anche l’occupazione degli immigrati sta subendo la crisi in maniera molto negativa, proprio per i livelli salariali e per il precariato. (Redazione Mgm) 

     

     

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    L’Inps chiarisce l’impatto dei periodi di assicurazione/contribuzione nei Paesi Ue, in Svizzera e nei Paesi dello Spazio Economico Europeo sulle prestazioni erogate in Italia alla luce delle novità introdotte dalla riforma Fornero.

    Sul perfezionamento dei requisiti contributivi per l’accesso al pensionamento, è stato ribadito che devono essere presi in considerazione anche i periodi di contribuzione in questi Paesi.

    Per totalizzazione si intende la possibilità di sommare fittiziamente, per la misura dei contributi necessari per maturare il diritto a una prestazione pensionistica, i periodi di contribuzione in più Paesi legati da un accordo in materia di sicurezza sociale.

    Il calcolo della pensione a carico di ogni singolo Paese è invece effettuato prendendo in considerazione la pensione totale virtuale, erogata poi con le regole del pro rata in relazione al periodo di lavoro prestato nel singolo Paese.

    Per quanto riguarda i requisiti previsti per l’accesso alla pensione di anzianità e di vecchiaia, la circolare ribadisce che il requisito della cessazione dell’attività di lavoro dipendente si riferisce anche ad attività svolte all’estero. (Redazione Mgm)

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    I dati riferiti alla crescita dell’occupazione femminile evidenziano la capacità delle donne di adattarsi alla minore disponibilità di risorse e la tendenza a collocarsi maggiormente nei settori meno colpiti dalla crisi, quali l’assistenza alle persone, il turismo e la filiera agroalimentare.

    Il livello di lavoratrici autonome, in Italia, è del 16% contro il 10% del resto d’Europa, nonostante l’alto tasso di disoccupazione femminile. Sull’imprenditoria femminile le italiane superano anche le tedesche.

    Le donne italiane detengono anche il primato europeo della capacità di creare altri posti di lavoro: la percentuale di lavoratrici autonome con dipendenti in Italia ammonta al 3,6%, contro una media europea del 2,4%.

    Purtroppo, però, la legislazione italiana, nonostante il Codice delle Pari Opportunità, non fa molto per l’occupazione femminile. Permangono ancora forti difficoltà per le lavoratrici riguardo all’accesso al credito e per quanto concerne la possibilità delle madri di conciliare lavoro e famiglia. (Redazione Mgm)

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    Tutto ciò che in ambito lavorativo risulta elastico viene visto positivamente per le donne, soprattutto se hanno famiglia e figli.

    Indubbiamente, il lavoro part time, l’orario di ufficio più flessibile e il telelavoro, sono aspetti e formule spesso convenienti per le mamme che lavorano o vorrebbero farlo.

    Tuttavia, non sempre è facile trovare tali formule sul mercato del lavoro.

    Infatti, molte aziende italiane si rivelano poco propense a concedere il part time. E magari, le poche volte in cui le forme flessibili vengono applicate, si mostrano dannose per le lavoratrici.

    La ricerca effettuata dall’Osservatorio sul Diversity Management della Sda Bocconi mette in evidenza il fatto che troppo spesso le opportunità di avanzare nella carriera si riducono notevolmente, anche sino a sette volte, per i lavoratori e soprattutto per le lavoratrici che optano per il tempo parziale oppure riescono ad ottenere la possibilità di lavorare la casa.

    Infatti, il più delle volte scegliere la formula del part time penalizza non poco, dato che, a fine anno, potrebbero ridursi le valutazioni, e dunque le possibilità di fare carriera. (G-Nicole Elia)

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    Il rapporto "Mamme nella crisi" di Save the Childre, presentato ieri, 18 settembre, al Senato, mostra come ben 800 mila mamme hanno dichiarato di essere state licenziate o di aver subito pressioni in tal senso, in occasione di una gravidanza.

    In Italia la situazione è ancora più critica: l’occupazione femminile è ai minimi storici, i servizi per l’infanzia sono quasi inesistenti, la natalità è bassa, con una pesante ricaduta sul benessere dei bambini.

    Nel 2010, l’occupazione delle donne, che si attesta al 50,6%, è ben al di sotto della media europea, pari al 62,1%. Con la nascita del primo figlio l’occupazione femminile scende al 45,6%, al 35,9% se i figli sono due e al 31,3% con tre o più figli.

    Nel 2009 le interruzioni del lavoro dopo la nascita di un figlio sono quasi quadruplicate, e se il lavoro rimane, peggiora la sua qualità: nel 2010 è diminuita l’occupazione qualificata in favore di quella a bassa specializzazione, dalle collaboratrici domestiche alle addette ai call center.

    Si è visto un incremento anche del part-time, soprattutto per le madri lavoratrici, non scelto, ma accettato a causa della mancanza di lavori a tempo pieno.

    Tra le categorie più vulnerabili ci sono le mamme straniere e quelle sole, i cui figli sono più esposti a rischio povertà, con una percentuale del 28,5% contro il 22,8% della media dei minori in Italia. (G-Ilaria Laudisa)

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    I dati del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione mostra come la maggior parte delle domande arrivino da privati, seguiti da associazioni e consulenti del lavoro. Nella quasi totalità dei casi si tratta di collaborazioni familiari e di assistenza alla persona non autosufficiente.

    Le tre province italiane in testa per numero di invii dei moduli sono Roma, Milano e Napoli, mentre i Paesi di provenienza dei lavoratori stranieri per cui è giunta la maggior parte delle richieste sono India e Bangladesh. Seguono, a questi, egiziani, ucraini, cinesi, marocchini, pakistani, filippini, tunisini e cingalesi. (G-Stella Ferres)

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    Esagerare col lavoro può danneggiare il cuore, aumentando il rischio di ictus e infarto.

    Infatti, chi lavora per più di otto ore al giorno è fortemente a rischio di attacco cardiaco. Addirittura, il rischio di infarto o ictus può salire anche all’80% tra i soggetti che lavorano per più di otto ore al giorno, rispetto a coloro che conducono una vita lavorativa meno intensa.

    A lanciare l’allarme è il Finnish Institute of Occupational Health che ha dato vita a uno studio incentrato su questo tema, poi pubblicato sul Journal of Epidemiology.

    I finlandesi pongono l’attenzione proprio su quei soggetti che hanno un’attività lavorativa molto intensa, che li porta ad esercitate mestieri e professioni per più di otto ore durante il giorno.

    Indubbiamente, passare troppo tempo a lavoro spinge a condurre uno stile di vita alquanto disordinato e poco salutare, che implica poco tempo libero a disposizione per praticare sport e coltivare hobby e interessi, nonché una cattiva alimentazione.

    Tutti comportamenti che danneggiano la salute. (G-Nicole Elia)

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    Secondo la Ragioneria generale dello Stato, il Ddl in questione, che punta alla valorizzazione delle anzianità contributive maturate in diverse gestioni previdenziali ai fini del conseguimento di un unico trattamento pensionistico, produce oneri fino a 2,5 miliardi di euro entro il 2022, ultimo anno di previsione.

    Inoltre il provvedimento avrebbe un costo anche per gli enti privatizzati, oltre che sulle gestioni Inps.

    Tornare alla vecchia disciplina sulle ricongiunzioni gratuite, prevista per i lavoratori che dalle gestioni alternative vogliano passare al Fondo pensioni lavoratori dipendenti Inps, ha un costo anche su quegli enti che con l’ultima riforma delle pensioni dovranno garantire un equilibrio gestionale su un arco temporale di almeno 50 anni.

    Insomma, il ddl non potrà andare avanti. Per coloro i quali vorranno sommare versamenti in gestioni diverse, resta solo l’istituto della totalizzazione, che è gratuita e per la quale è stata abolita la soglia minima di tre anni di contribuzione, e la pensione è interamente calcolata con il metodo contributivo. (G-Stella Ferres)

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    La sanatoria riguarda solo i lavoratori extracomunitari che erano occupati irregolarmente da almeno tre mesi alla data del 9 agosto, e continuano a esserlo nel momento della presentazione della domanda, e che siano presenti in Italia ininterrottamente almeno dal 31 dicembre 2011.

    L’ultimo dei requisiti sarà verificato dallo sportello unico per l’immigrazione successivamente alla presentazione della domanda di sanatoria. La verifica sarà documentale, sulla base della norma che stabilisce che la presenza deve essere attestata da documentazione proveniente da organismi pubblici.

    Nell’ipotesi di lavoratori clandestini, è da considerarsi valido il timbro di entrata sul passaporto o i documenti d’iscrizione di un figlio a scuola o un decreto di espulsione o la richiesta di asilo, come anche il referto del pronto soccorso o il certificato di ricovero, la tessera Stp (straniero senza permesso di soggiorno), una multa o una denuncia sporta a un pubblico ufficiale.

    Per organismo pubblico, come recita il co. 26 dell’art. 3 del dlgs 163/2006, si intende qualsiasi organismo, anche in forma societaria: istituito per soddisfare specificatamente esigenze di interesse generale, aventi carattere non industriale o commerciale; dotato di personalità giuridica; la cui attività sia finanziata in modo maggioritario dallo stato, dagli enti pubblici territoriali o da altri organismi di diritto pubblico oppure la cui gestione sia soggetta al controllo di questi ultimi o il cui organo d’amministrazione, di direzione o di vigilanza sia costituito da membri dei quali più della metà è designata dallo stato, dagli enti pubblici territoriali o da altri organismi di diritto pubblico. (G-Ilaria Laudisa)

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    Dall’indagine ispettiva del Ministero del Lavoro emerge che sono più di 73mila i lavoratori irregolari, di cui il 31% è totalmente in nero.

    Inoltre, in più del 50% delle 69.498 aziende controllate, sono emersi illeciti.

    Insomma, è tutt’altro che positivo il resoconto del Ministero, che mette in evidenza il fenomeno dilagante del lavoro sommerso.

    Nel contesto della verifiche, una particolare attenzione è stata richiesta dall’operazione denominata “Mattone sicuro”, diretta a rafforzare i controlli nel settore dell’edilizia, in cui si verificano tanti infortuni.

    Gli ispettori ministeriali e i militari dell’arma dei Carabinieri, nel periodo compreso tra il 21 maggio e il 30 giugno 2012, hanno controllato più di 7mila aziende del settore in esame, di cui il 57% è risultato fuori norma.

    Il triste primato dei lavoratori totalmente in nero è andato al Centro Sud. (G-Nicole Elia)

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    Una ricerca Amway mette in luce come le donne siano frenate all’idea di aprire un’impresa anche per la mancanza di una formazione adeguata e di risorse pubbliche finalizzate a tale scopo. Le donne che hanno una maggiore fiducia nelle proprie capacità imprenditoriali appaiono quelle del Nord Est.

    Nel suo intervento al convegno di Amway, a Brescia, intitolato “Donne e imprese: esperienze a confronto”, la senatrice Maria Ida Germontani ha sottolineato il fondamentale ruolo delle donne nelle imprese italiane, dalle quali dipende fortemente lo sviluppo dell’economia nazionale.

    E’ necessario mettere in campo tutte le azioni utili a sostenere il rilancio dell’economia, tra le quali un valido strumento potrebbero essere gli Women Bond, creati per aiutare l’imprenditoria femminile, in particolare le mamme che vogliono rientrare nel mondo del lavoro.

    Le imprese femminili, infatti, resistono e crescono, salendo a ritmi superiori a quelli medi dell’imprenditoria nazionale. (G-Stella Ferres)

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    In Italia due assunzioni su dieci sono a tempo indeterminato. Su cento contratti di assunzione diretti, 42 sono atipici e ogni 100 contratti di lavoro dipendente 25 sono di lavoro non dipendente.

    E' quanto emerge dall'Indagine Excelsior, di Unioncamere e ministero del lavoro.

    Per il terzo trimestre del 2012, un terzo di lavoratori da inserire saranno giovani under 29, soprattutto nel settore dei servizi, mentre cala il numero dei giovani nell’industria.

    Le professioni in ascesa sono quelle di docenti, insegnanti e ricercatori, operai nell’industria alimentare e tecnici del marketing, ma anche operai metalmeccanici, personale di segreteria e commessi della grande distribuzione.

    Arretrano, invece, le professioni dei servizi di sicurezza, degli addetti alla logistica, dei servizi di pulizia e dei tecnici amministrativi e finanziari. (G-Stella Ferres)

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    La legge sulle quote di genere è stata approvata un anno fa e diventerà operativa il 12 agosto prossimo.

    Ma il decreto attuativo dell’art. 3 della legge, ossia quello che stabilisce le sanzioni per chi non rispetta le norme e soprattutto chi sarà a controllare che la legge venga effettivamente applicata, non è ancora arrivato.

    Intanto però, il dibattito sulla legge ha già portato i primi frutti. Dopo anni in cui le variazioni sulle quote di genere, da un anno all’altro, erano dello 0,5% in più, secondo i dati sulle società quotate, ora si è passati dal 6,73% al 9,75%. (G-Stella Ferres)

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    Il tasso di occupazione femminile oggi è del 46%, se fosse del 60%il nostro prodotto interno lordo crescerebbe del 7%. Per colmare il gap di talenti e di leadership dovuto alla scarsa partecipazione femminile sul mercato del lavoro uno degli scogli più ardui da superare è quello della maternità. Pertanto, visto che il numero dei dipendenti uomini che hanno usufruito dell’aspettativa facoltativa sono 1.300, alcune aziende leader estendono la questione dell’accudimento dei figli anche ai padri,proponendo diverse iniziative. Eccone alcune: integrazione del 30% dello stipendio previsto per l’aspettativa facoltativa; 100 ore in più rispetto a quelle previste dalla legge 104 per l’assistenza ai familiari; 5 giorni di ferie all’anno “spacchettabili” in ore lungo l’anno;sportelli di consulenza alla genitorialità. Non mancano neppure 3 nidi nelle diverse sedi strategiche. (G-Pietro Penna)

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