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    La sentenza n. 34723 del 26/09/2011 della Corte di Cassazione dichiara responsabili di lesioni al lavoratore investito da un’auto su un cantiere, l’amministratore delegato della srl e il responsabile del cantiere, per non aver garantito la sicurezza necessaria, omettendo le apposite segnalazioni.

     

    L’amministratore delegato della srl e il responsabile del cantiere sono ritenuti responsabili del reato di lesioni colpose, ai danni di un dipendente che aveva riportato, durante un incidente per strada, nei lavori di riparazione della conduttura del gas, un trauma cranico facciale con ferite e contusioni anche alla spalla destra.

    Il Tribunale riteneva sussistente la responsabilità degli imputati, per non aver garantito la sicurezza del lavoratore omettendo le segnalazioni necessarie ad avvisare della presenza del cantiere. Pertanto i due venivano condannati alla pena di giustizia e al risarcimento del danno in favore della parte civile e la Corte d’appello confermava la decisione.

    La Corte di Cassazione dà conferma delle sentenze di primo e secondo grado, affermando che il datore di lavoro è il primo e principale destinatario degli obblighi di assicurazione, osservanza e sorveglianza delle misure e dei presidi di prevenzione antinfortunistica. Tale obbligo può essere delegato ad altri, purché si dimostri in concreto che il delegato riveste effettivamente, con pienezza di poteri decisionali e di intervento e facoltà spesa, la funzione di responsabile per la sicurezza.

    Nella fattispecie invece, il ricorrente si è limitato a indicare l’organigramma aziendale, dal quale risultava che la gestione tecnica era affidata a un geometra, senza specificare altro. Tale indicazione è risultata insufficiente a dimostrare che la materia della sicurezza sul lavoro fosse a lui attribuita.

    Inoltre è stata esclusa l’interruzione del nesso di causalità per effetto del comportamento dell’automobilista. Infatti è stato osservato che una corretta segnalazione luminosa e la canalizzazione del traffico sulla corsia non occupata dallo scavo, avrebbero consentito all’automobilista di rendersi conto con maggiore tempestività della situazione della strada, e avrebbero evitato la brusca manovra che aveva provocato l’incidente. (G-Ilaria Laudisa)

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    Cresce l’occupazione nelle microimprese italiane. Lo rende noto uno studio della Fondazione Imprese, in occasione della settimana europea delle Pmi.

    Il record della crescita dei posti di lavoro va alle aziende che hanno tra i 6 e i 9 dipendenti.

    Le microimprese sono quelle che hanno dimostrato maggiore capacità di mantenere l’occupazione nonostante la crisi: nel 2009 l’occupazione delle microimprese è scesa solo dell’1%, contro il 2% dell’intero sistema.

    Gli occupati sono aumentati soprattutto nel Lazio e nelle regioni del Mezzogiorno, mentre in Lombardia e nel Veneto i tassi di crescita sono stati inferiori rispetto alla media italiana.

    Le microimprese hanno dimostrato di essere un patrimonio per l’economia italiana, offrendo un’ancora di salvataggio alle famiglie italiane, essendo state capaci di trattenere le risorse umane all’interno dei loro organici. (G-Ilaria Laudisa)

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    Tra le donne aumentano le richieste di ritiro dal lavoro, in vista della riforma che prevede l'innalzamento a 65 anni della vecchiaia. Nei primi nove mesi del 2011 le richieste di pensione degli statali sono state il 34% in più rispetto al 2010.

     

    Una parte consistente dei prepensionamenti sono da attribuire all’equiparazione dell’età per la pensione di vecchiaia tra uomini e donne nel pubblico impiego, decisa nel 2010.

    Il provvedimento dovrebbe interessare circa 25.000 donne.

    Se fino ad ora le impiegate andavano in ufficio fino a 61 anni, adesso devono lavorare fino a 65 anni di età, e poi aspettare la finestra di uscita.

    Per questo sale la paura di rimanere intrappolati, e ognuno cerca di portare a casa almeno quello che è sicuro.

    Di qui la letterale fuga anticipata dal lavoro. (G-Stella Ferres)

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    L’Inps, nella circolare n. 128 del 04/10/2011, precisa che, nell'importo dei contributi dovuti alle aziende agricole nel terzo trimestre 2011, vi sarà pure il recupero dell'addizionale per danno biologico destinata all'Inail. 

     

    Il Decreto del 13 giugno 2011, emanato dal Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali, ai fini della copertura degli oneri relativi al danno biologico, ha determinato l’addizionale sui contributi assicurativi agricoli, dovuti per i lavoratori agricoli a tempo determinato e indeterminato, nella misura dell’1,15%.

    Pertanto l’Inps provvederà al recupero che sarà posto in riscossione insieme all’imposizione contributiva relativa alla competenza del terzo trimestre 2011, tramite lo stesso modello F24.

    L’aliquota dovuta dalle aziende agricole sale a 13,3958%. (G-Stella Ferres)

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    Nel corso dell'audizione alla camera tenutasi il 4 ottobre, presso la commissione lavoro, le organizzazioni aderenti alla Rete Imprese Italia elencano i tre pilastri che rappresentano, oggi, i nodi del mercato del lavoro, con riferimento alla formazione professionale e all’inserimento dei giovani.

     

    Primo tra i problemi da risolvere, per le imprese, è la mancata correlazione tra offerta di competenza e fabbisogni del mondo produttivo.

    Le imprese hanno sempre più difficoltà a recuperare le competenze tecnico-professionali di cui hanno bisogno, sia per un ristretto numero di candidati, sia per la poca preparazione di essi.

    Un altro nodo riguarda la formazione continua dei lavoratori, che rappresenta uno strumento essenziale per la tutela dell’occupazione e per competere meglio nei momenti di crisi.

    Per quanto riguarda,invece, l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, è apprezzabile la riforma della disciplina dell’apprendistato, ma bisogna anche disporre misure che riducano il costo del lavoro a carico delle imprese, ancora tra i più alti in Europa. Sono necessarie anche misure di detassazione che agevolino i giovani, insieme a un’opera di semplificazione e sistematizzazione degli incentivi. (Ilaria Laudisa)

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    C’è tempo fino al 10 ottobre per versare i contributi della colf, in riferimento al trimestre luglio-settembre. La scadenza non presenta novità sulle quote contributive, ma invita a una maggiore attenzione per la disciplina delle ferie estive.

     

     

    Ancora pochi giorni utili al fine di versare i contributi delle colf. Il 10 ottobre scade, infatti, il termine per il versamento all’Inps in relazione al trimestre luglio-settembre.

    Le quote contributive non hanno subito modifiche, tuttavia occorre fare molta attenzione alla disciplina delle ferie estive che hanno interessato i mesi di luglio e agosto.

    Per il versamento, bisogna far riferimento a tre fasce di retribuzione oraria convenzionale, cui corrispondono tre fasce di retribuzione effettiva.

    Per quanto concerne le ferie, la colf ha diritto a un trattamento economico pari a 1/26 della paga di fatto mensile, per ogni giornata.

    La contribuzione della domestica può essere versata solo nei seguenti modi:

    -      rivolgendosi ai soggetti aderenti al circuito Reti Amiche; i tabaccai che espongono il logo Servizi Inps, gli sportelli bancari di Unicredit e/o tramite il sito internet Unicredit per i clienti titolari del servizio banca online;

    -      in via telematica mediante il sito internet (www.inps.it) usando la carta di credito per perfezionare il pagamento;

    -      telefonando al numero verde gratuito 803.164, usando la carta di credito;

    -      attraverso il bollettino Mav (Pagamento mediante avviso). (G-Veronica Notaro)

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    L’Inail, in un comunicato stampa diffuso ieri, 4 ottobre, comunica i dati sugli infortuni sul lavoro. Tra i professionisti, il mestiere più rischioso è quello del commercialista.

     

     

    Nel 2009 si sono infortunati 178 professionisti contabili, a fronte di 13 cronisti e pubblicisti e solo 13 ingegneri.

    Queste informazioni sono disponibili sulla banca dati delle professioni Inail, frutto della condivisione delle informazioni in possesso dei diversi enti coinvolti nel mondo delle professioni e del fabbisogno e dell’andamento dell’occupazione.

    La banca dati Inail fornisce la serie storica triennale dell’andamento infortunistico per gruppi di professioni, il dettaglio delle principali variabili come sesso, età, tipo e luogo dell’infortunio, il link alle pagine dei siti degli altri enti che detengono informazioni per la specifica sezione che si sta visualizzando.

    Come lo stesso presidente dell’Inail ha sottolineato, l’Istituto può oggi offrire un’ ulteriore chiave di lettura del fenomeno infortunistico. (G-Stella Ferres)

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    I sindacati dicono no all'aumento dei carichi, il datore risponde cambiando turno di lavoro al dipendente. In questo modo l'operaio non lavora più di notte, ma di giorno, perdendo ore di sonno e molti soldi. Per la Cassazione (sentenza del 3 ottobre 2011), il lavoratore ha diritto al lucro cessante e al risarcimento del danno non patrimoniale.

     

     

    L’operaio, vittima del caso in esame, è abituato a lavorare di notte e dormire di giorno ma, per ripicca, il datore di lavoro gli cambia il turno, stravolgendogli la vita.

    Il lavoratore aveva detto no alla richiesta del titolare di coprire anche parte dei colleghi in ferie o in malattia.

    Solitamente, questa eventualità deve essere concordata con le organizzazioni dei lavoratori. Il delegato sindacale, in questo caso, decide di non caricare ulteriormente di lavoro gli operai del turno notturno.

    Il giudice non può sindacare le scelte dell’azienda, ma nella questione analizzata, il datore di lavoro dà vita a una mera ritorsione nei confronti del dipendente che, col turno di mattina, perde ore di sonno per un perenne effetto “jet lag” e soprattutto molti soldi, a causa della maggiorazione retributiva delle attività prestate nel turno più disagevole.

    La sentenza della Cassazione depositata in data 3 ottobre 2011, ha condannato il titolare dell’azienda al pagamento del danno patrimoniale da lucro cessante e del danno morale ed esistenziale. (G-Nicole Elia)

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    Un imprenditore è stato condannato per aver versato in ritardo le ritenute previdenziali e assistenziali. La Cassazione, con la sentenza n. 35895 del 04/10/2011, ha decretato che tale comportamento è penalmente rilevante, senza la necessità di dover provare una specifica volontà fraudolenta.

     

    La Suprema Corte conferma la condanna emessa dalla Corte d’appello di Roma nei confronti di un imprenditore che non aveva adempiuto agli obblighi di legge per circa un anno.

    Per confermare il dolo specifico, spiegano i giudici, non è necessaria alcuna altra indagine, essendo sufficiente la testimonianza dell’ispettore del lavoro, che ha verificato telematicamente i ritardi o le omissioni dei versamenti.

    Per la sussistenza del reato sono rilevanti solo il pagamento della retribuzione e la scadenza dei termini per i versamenti all’Inps.

    In questo caso, e come è successo, il giudice “può trarre elementi di convincimento in ordine alla omissione del versamento anche dalla successiva domanda di sanatoria”. (G-Ilaria Laudisa)

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    I progetti di start up crescono nelle imprese italiane; i giovani sono occupati soprattutto nei settori del green, dell'Ict, del biotech e del social innovation.

     

    Quest’anno i progetti di start up arrivati a Working Capital, il Premio nazionale che promuove e sostiene la nascita di nuove imprese, sono stati più di 2.300.

    Anche se l’Italia può dirsi soddisfatta dei risultati ottenuti in questo campo, vi sono ancora alcune criticità da superare: la mancanza di sinergia tra le università e il mondo dell’impresa e le scarse risorse per finanziare il numero crescente delle start up create.

    Delle migliaia di progetti elaborati da ricercatori, ingegneri, biologi e chimici, se ne riescono a finanziare al massimo sei o sette. La scelta dei progetti da finanziare verte su quelli che hanno un valido business plan e un solido conto economico, che diano possibilità di lavoro al territorio e che garantiscano elevato tasso di sviluppo.

    Le start up italiane hanno visto crescere i loro impiegati dell’11% all’anno, a fronte dello 0,6% delle imprese tradizionali, a dimostrazione che, facendo innovazione, si creano anche nuovi posti di lavoro. (G-Ilaria Laudisa)

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    La sentenza n. 19944 del 29 settembre scorso, emessa dalla Cassazione, afferma che il Comune non è obbligato a risarcire il danno provocato da un dipendente comunale che, realizzando attività di messo di conciliazione, si appropria del denaro relativo a procedure esecutive instaurate dal Ministero delle Finanze.

     

    Se un dipendente comunale, nello svolgimento delle funzioni di messo di conciliazione, va ad appropriarsi dei soldi relativi a procedure esecutive instaurate dal Ministero delle Finanze, il Comune non è tenuto al risarcimento del danno provocato.

    La prima sezione civile della Cassazione ha affermato che, nel caso in esame, l’ente locale risulta del tutto estraneo all’operato del messo di conciliazione, anche perché quest’ultima funzione è soggetta alle direttive di organizzazione e sorveglianza dell’amministrazione giudiziaria, e non dell’ente locale.

    Il ricorso del Comune è stato pertanto accolto dalla Suprema Corte (sentenza n. 19944 del 29 settembre 2011) e lo stesso è stato assolto dalla domanda, proposta nei suoi confronti, dall’Agenzia delle Entrate. (G-Veronica Notaro)

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    Il calo dell'imposta sostitutiva al 5% determinerà una posizione creditizia nei confronti dell'erario per i pochi professionisti e imprenditori soggetti alla ritenuta d'acconto che, dal 1° gennaio 2012 potranno continuare a usufruire delle agevolazioni previste per il regime dei minimi.

     

     

     

    Esiste il serio rischio che i nuovi minimi chiudano i loro conti annuali con il fisco avendo subito più ritenute d’acconto di quanto dovuto a saldo dell’imposta sostitutiva sul loro reddito.

    Questo meccanismo deriva dalla sperequazione tra la misura dell’aliquota delle ritenute in acconto (generalmente il 20%) e quella dell’imposta sostitutiva dovuta a saldo (5%).

    Tale credito d’imposta potrà essere utilizzato per compensare eventuali altre imposte o contributi che gli stessi nuovi minimi potrebbero essere tenuti a versare in dichiarazione per effetto di altri redditi o beni.

    La riduzione dell’aliquota dell’imposta sostitutiva dal 20 al 5% determinerà posizioni cronicamente a credito in tutte le situazioni assoggettate al meccanismo della ritenuta. E’ il caso di coloro che esercitano un’attività professionale in regime dei minimi, o attività d’impresa per le quali è comunque prevista una ritenuta in acconto.

    E’ quindi facile che i nuovi minimi con compensi o ricavi attratti a ritenuta finiscano per chiudere a credito il loro quadro CM.

    Se il nuovo minimo possiede altri redditi, non si genera alcun danno. Infatti egli potrà utilizzare il credito d’imposta sostitutiva del regime dei minimi per compensare nel modello di pagamento F24 le altre imposte dovute, o i contributi previdenziali alla cassa di appartenenza.

    Ma se il nuovo minimo non possiede altri redditi né risulta iscritto a una gestione previdenziale che ammetta la compensazione con i crediti d’imposta, allora il credito formatosi nel regime dei nuovi minimi rischia di dover essere riportato in avanti senza possibilità di utilizzo oppure richiesto a rimborso. (G-Stella Ferres)

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    Calano le richieste di pensioni, soprattutto per i nuovi assegni erogati per la vecchiaia. La riduzione si è realizzata per effetto della decorrenza della pensione di 12 mesi per i lavoratori dipendenti e di 18 per gli autonomi, come dimostrano i dati Inps.

     

    Le richieste delle pensioni sono diminuite. E’ quanto emerge dai dati comunicati dall’Inps.

    Con l’entrata in vigore della “finestra mobile” e dell’aumento di un anno per l’età minima per la pensione di anzianità, nei primi 8 mesi dell’anno, le nuove pensioni sono passate da 257.940 a 208.134, registrando un -19,3%.

    Il calo del numero dei nuovi assegni erogati è stato consistente soprattutto per le pensioni di vecchiaia, passate dalle 115.912 accertate nei primi 8 mesi del 2010 a 87.894 accertate nello stesso periodo del 2011, con un calo del 24,1%.

    La diminuzione complessiva è stata di gran lunga superiore rispetto alle previsioni fissate dall’Inps per il periodo a 226.692

    Le pensioni di anzianità nei primi 8 mesi dell’anno sono state 120.240, a fronte delle 123.240 previste. (G-Veronica Notaro)

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    Gli sforzi dell'Italia per riassestare i conti pubblici, fanno male all'occupazione. E’ quanto denunciato dalla Commissione europea. L'ultimo rapporto sul mercato del lavoro si concentra sulle conseguenze delle manovre correttive, che mettono in ginocchio soprattutto i giovani e le donne.

     

    Nel rapporto europeo si legge che in Italia è crollata la fiducia, in seguito alle misure di austerità introdotte, e di conseguenza le condizioni del mercato del lavoro sono sempre più deboli.

    La ripresa dell’occupazione è lenta e la capacità di creare posti di lavoro resterà debole ancora per molto.

    Le prospettive, secondo Bruxelles, restano ancora negative per il terzo trimestre consecutivo.

    Nonostante in Europa la disoccupazione nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni sia scesa, in Italia è in crescita, e, ad agosto, è passata da 27,5% a 27,6%, contro una media Ue del 20,4%.

    L’Italia è al secondo posato, dopo la Bulgaria, per il numero di giovani che non studiano né lavorano, e un fattore preoccupante rimane la crescente precarietà. Infatti il nostro è il secondo Paese in Europa per utilizzo di forme contrattuali temporanee. (G-Ilaria Laudisa)

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    Il dirigente che incoraggia la condotta fraudolenta dei dipendenti rischia la condanna per truffa aggravata. Lo decreta la Cassazione (sentenza n. 35344 del 29/09/2011), che ha rigettato il ricorso del direttore delle relazioni esterne del comune di Milano. 

    Il Tribunale di Milano e poi la Corte d’appello confermano la condanna alla pena di un anno di reclusione e 300 euro di multa per il reato di truffa aggravata ai danni del Comune di Milano, per aver consentito, l’imputato, che alcune dipendenti attestassero abitualmente e falsamente la loro presenza in ufficio.

    Il dirigente in questione si era difeso sostenendo che la presenza del meccanismo dl tesserino magnetico per entrare al lavoro lo rassicurava circa la corretta attestazione delle presenze dei dipendenti, e che un simile controllo non rientrava comunque nelle sue mansioni.

    I giudici della Suprema Corte chiariscono che la responsabilità del dirigente non dipendeva da un comportamento omissivo, ma commissivo, in quanto aveva instaurato un rapporto preferenziale con le dipendenti, mettendole in una posizione privilegiata che le rendeva capaci di ottenere il silenzio degli altri colleghi, pena delazioni del capo.

    La Cassazione, come si legge in sentenza, afferma che “concorre nel reato con condotta commissiva il dirigente di un ufficio pubblico che non soltanto non impedisce che alcuni dipendenti pongano in essere reiterate violazioni nell’osservanza dell’orario di lavoro, aggirando in modo fraudolento il sistema computerizzato di controllo delle presenze, ma favorisca intenzionalmente tale comportamento creando segni esteriori di un atteggiamento di personale favore nei confronti dei correi, in modo tale da creare intorno ad essi un’aurea di intangibilità, disincentivare gli altri dipendenti dal presentare esposti o segnalazioni al riguardo e così affievolire, in ultima analisi, il cosiddetto controllo sociale”.

    Tale condotta, pertanto, ha sia agevolato la commissione del reato, sia sostenuto e incoraggiato moralmente i dipendenti infedeli, che hanno goduto di una simile situazione di favore. (G-Ilaria Laudisa)

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