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    La nota operativa dell’Inpdap n. 23/2011 afferma che anche il papà lavoratore, se la moglie casalinga è impossibilitata a prendersi cura del bambino, ha diritto ai riposi orari.

     

     

     

    La disciplina prevede che il padre lavoratore dipendente possa fruire dei riposi nel caso in cui la madre non sia lavoratrice dipendente, se i figli sono affidati al solo padre o in caso di morte o grave infermità della madre.

    Con sentenza n. 4293/2008, il Consiglio di stato ha esteso questa ipotesi, equiparando alla madre non lavoratrice dipendente anche la casalinga impegnata in attività che non le permettono di curare il neonato. Pertanto il padre può fruire dei riposi orari anche in questa ipotesi.

    Trattandosi di permessi retribuiti, la loro fruizione non ha alcuna incidenza ai fini degli obblighi contributivi. Pertanto, in presenza di documentate condizioni, il padre lavoratore dipendente può fruire dei riposi per massimo due ore al giorno, o di un’ora al giorno a seconda dell’orario giornaliero di lavoro, entro il primo anno di vita del bambino, o entro il primo anno dall’ingresso in famiglia del minore affidato o adottato.

    I riposi possono essere fruiti a partire dal giorno successivo ai tre mesi dopo il parto. In caso di parto plurimo, i riposi sono raddoppiati e le ore aggiuntive possono essere utilizzate anche durante i primi tre mesi dopo il parto.

    L’Inpdap precisa che non si possono recuperare le ore di permesso eventualmente non godute. (G-Ilaria Laudisa)

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    L’Inps, con il messaggio n. 19405/2011 chiarisce che il medico, nel certificato, deve precisare se la malattia si riferisce a un precedente evento morboso, per evitare al lavoratore la trattenuta relativa ai tre giorni di carenza.

     

    L’Inps, nel messaggio n. 19405 del 2011, comunica che i medici devono precisare nel certificato se la malattia si riferisce a un precedente evento morboso, al fine di evitare al lavoratore la trattenuta Inps relativa ai tre giorni di carenza.

    L’Istituto dà chiarimenti in merito alla nuova procedura che dal 14 settembre scorso ha equiparato la disciplina sulla malattia dei lavoratori pubblici e privati.

    Nello specifico, qualora l’evento morboso si configuri quale “continuazione” dello stato patologico in corso, il medico curante ha il dovere di indicarlo negli appositi campi previsti nel certificato e nell’attestazione della malattia.

    Inoltre, l’Inps col suddetto messaggio, mette in guardia gli uffici sulle visite fiscali, chiedendo di riscontrare gli esiti delle richieste inoltrate alle Asl. (G-Veronica Notaro)

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    Registrazione di brevetti e disegni industriali per le imprese: in arrivo due nuovi bandi di finanziamento. Dal prossimo 2 novembre via libera alle domande.

     

     

    I bandi sono stati varati dalla Direzione generale per la lotta alla contraffazione, Ufficio italiano brevetti e marchi nell’ambito del Pacchetto innovazione.

    Il finanziamento complessivo ammonta a oltre 45 milioni di euro, erogato secondo due modalità.

    La prima prevede l’erogazione di premi a favore di imprese per aumentare il numero dei depositi nazionali e internazionali di brevetti e disegni. L’entità dei premi varia dai 1.000 ai 1.500 euro per ogni deposito nazionale. Per quelli esteri si può arrivare a 6.000 euro.

    La seconda modalità prevede l’erogazione di agevolazioni per portare sul mercato nuovi prodotti basati su brevetti e design. Il contributo erogato in questo caso copre l’80% delle spese ammissibili, fino a 70 mila euro per i brevetti e di 80 mila per il design. In entrambi i casi, il contributo è subordinato alla realizzazione di un progetto che sarà valutato dagli enti attuatori.

    Il ministero prevede di poter mettere a disposizione più di 9.000 premi unitari per il deposito di titoli di proprietà industriale da parte delle imprese. (G-Stella Ferres)

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    Possibilità di apertura della Cassa ragionieri anche ad altri professionisti, con la conseguente impossibilità di creare una sola cassa di previdenza.

     

    La Cnpr, Cassa ragionieri, mira ad aprirsi quanto prima anche ad altri professionisti. Dopo un via libera informale al progetto, i ministeri vigilanti starebbero seriamente valutando l’impatto del trasferimento delle posizioni dei revisori legali dei conti dalla gestione separata dell’Inps all’ente pensionistico.

    La fusione degli albi dei dottori e dei ragionieri commercialisti nel 2008, con conseguente impossibilità di creare una sola cassa di previdenza, non ha scoraggiato la Cnpr, sempre più intenzionata a portare avanti il progetto.

    Tale operazione ha dei pro e dei contro.

    Pro: l’idea di creare un ente pluricategoriale delle professioni con laurea triennale permetterebbe ai ministeri vigilanti di risolvere vari problemi; innanzitutto, la Cassa potrebbe avere una migliore sostenibilità di lungo periodo; inoltre, si andrebbe a risolvere l’anomalia previdenziale degli esperti contabili.

    Contro: la maggior parte dei revisori iscritti all’apposito registro, sono tutti dottori e ragionieri abilitati, e quindi versano già alle loro rispettive casse. Questo rappresenta un ostacolo non di poco conto. (G-Nicole Elia)

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    La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36951 del 13/10/2011, afferma che spetta alle sezioni unite il compito di individuare le attività che possono essere svolte da coloro che non sono iscritti all’albo dei commercialisti o dei ragionieri.

    Le sezioni avranno il non facile compito di individuare le attività che possono essere svolte da coloro che non sono iscritti all'albo dei commercialisti o dei ragionieri, senza cadere nel reato di esercizio abusivo della professione.

    Esistono un orientamento restrittivo e un indirizzo permissivo in materia; spetterà alle sezioni unite scegliere tra uno o l’altro.

    In base all’orientamento restrittivo, un professionista è stato condannato per esercizio abusivo della professione dalla Corte d’Appello, in quanto, senza essere iscritto agli albi, compilava denunce dei redditi e dell’Iva; il verdetto dei giudici di merito abbracciava l’orientamento punitivo, che fa scartare il reato non solo nel caso siano realizzati gli atti tipici della professione, ma anche nell’ipotesi che vengano compiuti anche quegli atti connessi ai primi a condizione che siano compiuti in modo continuativo e professionale.

    Secondo l’indirizzo permissivo, invece, la condanna ha portato il “finto” commercialista a ricorrere in Cassazione, nella speranza di essere assolto, sulla base di quanto decretato dalla sentenza n. 13124 del 2001, che a definire lecito tutto ciò che non è vietato.

    Gli Ermellini vanno ad escludere il reato per le attività non espressamente riservate dalla normativa in materia.

    Dunque, resta esclusa dal campo di punibilità la compilazione di denunce dei redditi e dell’Iva.

    La Suprema Corte, consapevole della mancanza di una risposta chiara e univoca in merito, chiede l’intervento delle sezioni unite, come emerge dalla sentenza n. 36951 del 13 ottobre 2011. (G-Veronica Notaro)

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    Tirocinio assistito da parte dei mediatori obbligatorio. Il Dm Giustizia n. 145 del 2011 dichiara la necessità, da parte degli organismi di mediazione, di mettere a punto un sistema di turnazione che permetta la possibilità di partecipare ai casi inerenti all’attività.

     

     

     

    Si deve dimostrare anche la partecipazione, da parte dei mediatori, nel biennio di aggiornamento e in forma di tirocinio assistito, ad almeno venti casi di mediazione svolti presso organismi iscritti.

    L’obbligo del tirocinio assistito prevede che gli organismi di mediazione mettano a punto, gratuitamente, un sistema di turnazione che garantisca a chi lo richiede la possibilità di partecipare ai casi di mediazione.

    Nel testo non è specificato verso chi sorga l’obbligo, se nei confronti dei soli mediatori iscritti nell’elenco dell’ente o anche di tutti quelli in possesso dei requisiti di legge, che richiedono di poter effettuare il tirocinio.

    Nel secondo caso, si potrebbero creare delle difficoltà sia per l’organismo nella gestione dei tirocinanti, sia per il singolo mediatore nello svolgimento concreto della sua attività. Non si capisce ancora fino a dove arrivi l’obbligo dell’organismo nei confronti di colui che richiede di svolgere il tirocinio. Si ritiene che, potendo il soggetto effettuare la richiesta nei confronti di più organismi, non vi sia per ognuno di questi il vincolo di porre in essere le condizioni per il rispetto integrale dei venti casi di mediazione. (G-Stella Ferres)

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    Il luogo di lavoro è sempre più pieno di ostacoli e difficoltà, che debilitano i dipendenti: nove milioni di italiani sono stressati, e sette su dieci sono donne, costrette a dividersi tra lavoro e famiglia.

     

     

     

    Lo psichiatra Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze dell’Azienda ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano, ha condotto un’indagine mirata a tracciare il quadro della salute psichica dei lavoratori italiani.

    Dalla ricerca emergono dati alquanto negativi: nove milioni di italiani sono stressati dal lavoro, sette su dieci sono donne che vanno a dividersi quotidianamente tra carriera e famiglia, con ritmi davvero terribili.

    L’età più a rischio? “E’ quella in cui si mischia la fase della maternità e quella dell’attività professionali più intensa. Dunque dai 30 ai 40 anni” dichiara Mencacci.

    Inoltre, lo stress colpisce soprattutto le dirigenti, in seguito le impiegate e le operaie. (G-Nicole Elia)

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    L’Inps, con la circolare n. 135 del 2011, illustra il suo nuovo modello organizzativo, finalizzato all’informazione e alla consulenza. Sarà più semplice, per i cittadini, avere risposte su lavoro e pensioni, grazie al centralino unico.

     

     

    Per i cittadini sarà più facile avere delle risposte ai tanti quesiti riguardanti le pensioni e il lavoro.

    La circolare n. 135 del 2011 emessa dall’Inps presenta un nuovo servizio a doppio livello; si tratta della riorganizzazione del servizio di informazione e consulenza, finalizzata a permettere ai contribuenti di avere meno dubbi e più certezze.

    L’Istituto mira alla creazione di un sistema di customer care di primo e di secondo livello che favorisce la risoluzione delle problematiche del cittadino, senza che questi debba necessariamente recarsi presso gli Uffici dell’Inps.

    A partire dal mese di novembre il nuovo sistema sarà attivato nel primo livello; più tardi si provvederà all’avvio del secondo con una gestione su base regionale. (G-Veronica Notaro)

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    Altre novità nei concorsi universitari, sulla base della Riforma Gelmini: nella valutazione dei titoli la commissione si atterrà agli indicatori definiti dall'Anvur, ma anche ad altri parametri utili a dimostrare che il candidato abbia partecipato o diretto riviste o collane editoriali.

     

    Il nuovo regolamento, rientrante nella riforma Gelmini, contiene i criteri di valutazione di candidati e commissari all’interno dei concorsi universitari.

    Tuttavia, a questo manca un ultimo passaggio, da parte dell’Agenzia di valutazione, che dovrà mettere a punto tutti quei metodi di valutazione della ricerca che permetteranno ai futuri abilitati di salire in cattedra.

    Il piano di attuazione della riforma prevede tre differenti provvedimenti:

    -      il primo serve a fissare la nuova architettura dei settori scientifici;

    -      il secondo sarà utili a definire le procedure di abilitazione;

    -      il terzo stabilisce i criteri per valutare i futuri prof, ma anche coloro che dovranno giudicarli, ovvero i commissari.

     

     

    Nella valutazione dei titoli la commissione si atterrà agli indicatori definiti dall'Anvur, ma anche ad altri parametri utili a dimostrare che il candidato abbia partecipato o diretto riviste o collane editoriali.

    Inoltre, nella valutazione complessiva si valuterà l’impatto delle pubblicazioni all’interno del macrosettore o del settore concorsuale; tra 20 e 18 il numero massimo delle pubblicazioni che l’aspirante ordinario dovrà presentare, mentre tra 12 e 14 quelle per il futuro associato. (G-Veronica Notaro)

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    Apprendistato: il Testo unico prevede sanzioni amministrative per la mancanza della forma scritta del relativo contratto. Il datore di lavoro, che non regolarizza formalmente la propria posizione, rischia la diffida.

     

    L’apprendista ha comunque pieno e libero esercizio dell’eventuale azione giudiziaria.

    L’apprendistato avviato in nero, invece, sarà direttamente disconosciuto dagli organi di vigilanza, in quanto non potrà essere sanato in via amministrativa mediante diffida. La condotta datoriale in mancanza della comunicazione preventiva di instaurazione del rapporto di lavoro è materialmente insanabile.

    Riguardo la verifica della formalizzazione dell’apprendistato, questa va effettuata al momento della stipula del contratto e non può coincidere con la dichiarazione di assunzione.

    La mancanza della forma scritta del contratto di apprendistato non può essere sanata con la comunicazione obbligatoria di instaurazione del rapporto di lavoro, consegnata anche al lavoratore.

    La sanzione amministrativa punisce anche il datore di lavoro che ha formalizzato per iscritto il contratto di apprendistato dopo l’instaurazione del rapporto, o che abbia redatto il contratto in maniera difforme o incompleta rispetto a quanto previsto dalla contrattazione collettiva. (G-Ilaria Laudisa)

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    L’Inps, con la circolare n. 134 del 12/10/2011, dà il via libera al recupero nei confronti dei terzi responsabili delle somme erogate agli invalidi civili. Le novità introdotte dalla legge n. 183/2010 sono illustrate dal documento di prassi.

     

     

     

    Quando l’erogazione della prestazione è stata indotta da un fatto illecito commesso da terzi, l’Istituto è legittimato all’azione di surrogazione nei confronti dei responsabili e delle loro eventuali compagnie assicuratrici, al fine di recuperare le somme liquidate.

    La legge n. 222/1984, all’articolo 14, dispone che l’Inps è surrogato, fino a concorrenza del loro ammontare, nei diritti dell’assicurato o dei superstiti verso i terzi responsabili e loro compagnie di assicurazione. L’Istituto può quindi procedere al recupero dai terzi degli importi dovuti in caso di riconoscimento di pensione di inabilità o di assegno ordinario di invalidità, allorché l’evento posto a base di tali patologie dipenda da fatto imputabile alla loro responsabilità.

    L’Inps avvisa che è in atto un processo di monitoraggio e accertamento, a livello provinciale, di tutte le attività surrogatorie, sia per la malattia che per prestazioni pensionistiche e di rivalsa.

    Le rilevazioni hanno messo in luce 2.998 assegni di invalidità e pensioni di inabilità segnalati dalle unità medico legali con possibile responsabilità di terzi. Su sollecitazione dell’Inps, le unità territoriali devono avviare le pratiche di surroga da pensione provenienti così segnalate.

    Ecco i termini prescrizionali più ricorrenti in relazione all’esercizio del diritto di surroga: cinque anni per gli infortuni derivanti da fatto illecito di terzi; due anni per i sinistri causati dalla circolazione di veicoli di ogni specie; un anno per i sinistri che colpiscono la persona trasportata nel caso di trasporto pubblico o privato, a titolo oneroso o a titolo gratuito; due anni per i sinistri occorsi a persone trasportate a titolo di cortesia o di amicizia, da esercitarsi nei confronti del vettore; un anno per l’ipotesi in cui l’Inps non abbia manifestato la propria volontà di surrogarsi all’assicurato-danneggiato; dieci anni nel caso in cui l’assicurato abbia reso la dichiarazione e, ciononostante, abbia compromesso l’azione surrogatoria. (G-Stella Ferres)

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    L'intero bilancio delle imprese agroalimentari calerà del 12,5% a prezzi costanti. Si richiedono cambiamenti al Parlamento e al Consiglio europeo, circa le modalità di attribuzione dei fondi.

     

     

    In tema di politica agricola comune (Pac), Bruxelles diminuisce i contributi, in particolare per il latte e i cereali, mentre chi coltiva frutta e produce vino ne ottiene di più.

    L’Europa è sempre più portata a destinare i fondi ai progetti agricoli che non mirano alla produzione e alla redditività, ma alla conservazione del patrimonio paesaggistico.

    Lo denunciano i rappresentanti di categoria, che lamentano il fatto che l’imprenditore agricolo viene premiato non quando fa business, ma quando partecipa al sostegno della natura come bene pubblico. Questo, però, rischia di danneggiare seriamente il mercato, disincentivando le economie di scala e ingessando la struttura proprietaria.

    Quel che è certo è che in Italia arriveranno molti meno soldi destinati all’agricoltura. Secondo gli analisti di Nomisma, per il periodo 2014-2020, la riduzione di fondi comunitari dovrebbe essere pari al 17% rispetto a sette anni prima. Oggi l’Italia incassa circa sei miliardi di euro all’anno, che scenderanno a poco più di 4,8 miliardi. Gli aiuti diretti agli agricoltori italiano caleranno di circa il 6%.

    La nuova Pac muterà il paesaggio agricolo del nostro Paese e modificherà dall’interno l’intero settore agroindustriale, con effetti economici e sociali ancora da scoprire.

    Non è possibile, inoltre, stimare la ricaduta quantitativa sulla trasformazione industriale.

    Ciò che è certo è che Bruxelles vuole arrivare a un sistema di pagamento omogeneo dal 1° gennaio 2019. (G-Stella Ferres)

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    Chi vuole aprire un bar, deve aver studiato merceologia alle superiori. Altrimenti, deve frequentare l'apposito corso organizzato dalla Regione e, per i laureati in economia, è necessario che nel piano di studi sia stata inserita una materia che prevede lo studio del commercio. 

     

    Con il recepimento della direttiva servizi 2006/123/Ce, il governo italiano ha rideterminato i requisiti per operare nel settore alimentare. Possono farlo coloro che dimostrano di essere in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore o di laurea, anche triennale, o di altra scuola a indirizzo professionale, almeno triennale, purché nel corso di studi siano previste materie attinenti al commercio.

    Sono validi, pertanto, il titolo sperimentale di programmatore, progetto Mercurio, il titolo di addetto alla segreteria d’azienda, il diploma di maturità tecnica femminile a indirizzo “economo-dietista”, la laurea in economia e commercio con indirizzo economia aziendale, ma solo in relazione al fatto che risulti sostenuto l’esame attinente.

    Non è abilitante, invece, la laurea in scienze economiche e bancarie, come anche il diploma di erborista. Ciò in quanto i termini commercio, preparazione e somministrazione, richiamati nell’articolo 71 del dlgs 59/2010 sono sempre da intendersi riferiti agli alimenti e in tal senso vanno quindi effettuate le verifiche dei titoli di studio. (G-Ilaria Laudisa)

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    La pubblica amministrazione paga, in media, con un ritardo di 143 giorni, ma alcune volte supera anche i due anni. I ritardi sono frequenti soprattutto nei confronti della imprese di costruzione la situazione continua a peggiorare, come testimoniano i dati raccolti da Ance.

     

    La Pubblica amministrazione è sempre più ritardataria nei pagamenti per beni e servizi utilizzati. E’ quanto scaturisce dai dati raccolti dall’Ance.

    Nel dettaglio, la PA paga con un ritardo medio di 143 giorni, ma in alcuni casi il tempo d’atteso per le imprese che hanno prestato il loro servizio, può raggiungere i due anni.

    Sono soprattutto le imprese di costruzioni a farne le spese: il 66% di esse denuncia ritardi medi superiori ai 2 mesi; il 38% un ritardo compreso fra i 3 e i 4 mesi; il 28% ottiene la somma dopo i 4 mesi, e nei casi estremi l’attesa si prolunga fino a toccare quota 24 mesi.

    Ciò che allarma di più è il progressivo peggioramento della situazione.

    I costruttori hanno le idee chiare sulle cause dei ritardi della Pa. Il 71% la causa principale è il Patto di stabilità interno; per il 51% a pesare è, in particolar modo, la mancanza di cassa; stessa percentuale per coloro che danno la colpa all’inefficienza della Pubblica Amministrazione, e infine il 22% denuncia l’eccessiva burocrazia. (G-Nicole Elia)

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    Gli italiani mettono il lavoro al terzo posto con l’amore, mentre famiglia e salute occupano rispettivamente il primo e il secondo posto all’interno della classifica dei valori più importanti. E’ quanto emerge dallo studio condotto dall'Osservatorio Salute Astrazeneca.

     

    Lo studio periodico realizzato dall'Osservatorio Salute Astrazeneca, in collaborazione con Ispo, istituti per gli studi sulla pubblica opinione, ha avuto come obiettivo principale quello di presentare gli atteggiamenti degli italiani e la loro sensibilità nei confronti della salute, al fine di dare un contributo alla diffusione della “cultura della salute”.

    Lo stesso Osservatorio ha fatto notare che gli italiani mettono la famiglia al primo posto nella classifica dei valori, la salute al secondo, il lavoro al terzo, insieme all’amore.

    Proprio nei confronti del lavoro, la maggioranza degli italiani esprime un giudizio positivo (89%); il 45% addirittura molto positivo. Solo un soggetto su dieci dà un giudizio negativo.

    I più soddisfatti sono gli uomini; le donne, invece, prediligono i rapporti familiari e sul podio della loro classifica dei valori, il lavoro non trova spazio. (G-Veronica Notaro)

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