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    Fare impresa? In Italia è sempre più difficile. Il nostro Paese è all'87 posto, su 183 paesi, sulla facilità di portare avanti un'azienda. Siamo dietro a Zambia e Mongolia.

     

    Lo studio è stato realizzato dall’International Finance Corporation, il braccio della Banca mondiale che si occupa del settore privato. Nella graduatoria stilata, i miglioramenti più evidenti sono stati rilevati nei Paesi emergenti e in via di sviluppo. La Corea, un paese già sviluppato, è balzata per la prima volta tra i primi 10 posti, seguita da Islanda e Irlanda, due paesi dove la crisi ha fatto accelerare le riforme strutturali.

    In testa ci sono i soliti Stati: Singapore e Hong Kong, seguiti da Nuova Zelanda, Stati Uniti, Danimarca, Norvegia e Regno Unito.

    L’Italia è peggiorata, invece, in tute le categorie esaminate. Ciò dimostra quanto sia difficile, nel nostro Paese, svolgere un’attività d’impresa, soprattutto a causa dell’ambiente regolatorio e burocratico.

    Il ritardo più evidente rimane quello dei tempi e dei costi della giustizia civile, e un altro punto dolente è il pagamento delle tasse, per il quale l’Italia è al 134° posto nella classifica.

    L’aliquota totale effettiva è al 68,5% dei profitti, e il pagamento delle tasse è dispendioso anche in termini di tempo.

    In Italia è complicato e costoso avviare un’attività imprenditoriale, ancora peggio ottenere permessi di costruzione. E’ difficile perfino allacciarsi all’elettricità.

    Solo per quanto riguarda la soluzione delle insolvenze ci piazziamo al 30° posto della classifica. (G-Ilaria Laudisa)

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    Higt tech: le imprenditrici impegnate nel settore sono 12.261 e si occupano di robotica, elettronica, chimica farmaceutica, ma anche di produzione di software e di apparecchiature di alta precisione.

     

     

     

    Il fenomeno imprenditoriale è stato rilevato dall’osservatorio sull’imprenditoria femminile curato dall’ufficio studi di Confartigianato in occasione della convention di Donne Impresa Confartigianato a Roma.

    Lo studio mostra come le donne si stiano facendo strada anche in settori all’avanguardia e tradizionalmente attribuiti agli uomini, come le telecomunicazioni, la ricerca scientifica, la consulenza informatica.

    Le donne a capo di imprese innovative sono il 22,5% del totale degli imprenditori specializzati in high tech e sono 3.904 le imprenditrici artigiane che sono impegnate nell’innovazione tecnologica. Esse sono operative soprattutto in Valle d’Aosta, Sardegna e Marche mentre, a livello provinciale, sono Novara, Sassari e Nuoro le aree territoriali con il più alto numero di imprese artigiane ad alta tecnologia guidate da donne. (G-Ilaria Laudisa)

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    Varie novità interesseranno manager e dirigenti. Manageritalia e Confcommercio rinnovano l’accordo all'insegna del workfare.

     

     

     

    Il welfare pubblico si restringe, e le politiche attive risultano assenti per coloro che hanno perso il posto di lavoro, e ancora le donne incontrano notevoli difficoltà nell’accesso a incarichi dirigenziali; la situazione lavoro è ancora più complessa per la fascia di età 35-40 anni.

    Come risolvere tutto? Ovviamente un contratto di lavoro non basta.

    Ma intanto è giunto un nuovo accordo tra Manageritalia e Confcommercio che ha aumentato il minimo contrattuale dal primo ottobre del 2011 a 3.600 euro mensili lordi, dal primo aprile 2012 a 3.735, e dal primo luglio 2013 a 3.890.

    E per quanto concerne la nomina a dirigenti di 35enni e 40enni? Nel 2004, il terziario avanzato ha nominato 8mila dirigenti under40. Come mai? La risposta è semplice: dirigente di prima nomina (Dpn), ovvero una carica riservata ai giovani, con una retribuzione più bassa e vantaggi fiscali per le imprese.

     

    Passando alla sanità integrativa, cambiano i contributi al fondo di assistenza sanitaria: per una retribuzione convenzionale annua di 45.940 euro, il 5,50% è a carico dell’azienda per ciascun dirigente in servizio, l’1,1% è sempre a carico dell’azienda a favore dei dirigenti pensionati per ogni dirigente al servizio dell’azienda stessa; infine, l’1,87% resta a carico del dirigente in servizio. Dal primo ottobre 2011 si alza la contribuzione annua a carico dei dirigenti pensionati che diviene di 1.985 euro (prima era di 877 euro).

    Sempre restando al terziario, i dirigenti hanno creato, per primi, nel 1992, una scuola di formazione manageriale, il Centro di formazione management del terziario (Cfmt), al fine di accrescere e migliorare le competenze dei manager.

    Sono le iniziative di questo tipo che possono davvero dare una mano alla categoria dei manager. (G-Veronica Notaro)

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    Il mondo dei social network cattura anche gli ordini professionali italiani, che si adeguano all'uso di Facebook, e non solo. In tanti hanno creato veri e propri forum per confrontarsi sulle novità della categoria. Un caso particolare è rappresentato dal portale Professionisti.it.

     

     

    Facebook e gli altri social network prendono il volo nel mondo del lavoro, offrendo un valido punto di ritrovo tra lavoro, domanda e offerta.

    Infatti, sono sempre di più le aziende che entrano nel mondo del Web e delle community, al fine di scambiare informazioni, trovare personale, interagire con clienti e fornitori, farsi pubblicità, e tanto altro ancora.

    Adesso, si stanno adeguando anche i vari ordini professionali.

    Basti pensare al servizio offerto dal www.professionisti.it, aperto da poco più di un anno, offre una directory di oltre venti categorie professionali, una Enciclopedia online scritta dai professionisti per gli utenti mediante un linguaggio semplice per risultare comprensibile a cittadini e imprese.

    I temi trattati sono tanti e anche molti diversi tra loro; il progetto è a numero chiuso ed è previsto un abbonamento per i professionisti che voglio entrare a far parte della directory. (G-Veronica Notaro)

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    L’Inps diffonde i dati sulla cassa integrazione che testimoniano l'uso sempre più frequente delle ore autorizzate nell'ambito di quella ordinaria, mentre è inferiore il numero delle ore di quella straordinaria.

     

    L’uso più considerevole delle ore autorizzate è come sempre quello per la cassa integrazione ordinaria, col 49,4%, mentre l’uso reale delle ore autorizzate per la cassa integrazione straordinaria e in deroga risulta pari al 41,6%.

    Antonio Mastrapasqua, presidente Inps, ha commentato i dati raccolti dall’Istituto, affermando che è possibile evincere dagli stessi la sostanziale stabilità dell’uso delle ore di cassa integrazione, che si attesta a una percentuale al di sotto del 50% delle ore autorizzate.

    Ciò dimostra che le aziende sono ancora preoccupate dalla crisi economica, anche se lo scarso utilizzo della cassa integrazione testimonia una discreta vitalità del sistema produttivo. (G-Nicole Elia)

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    Parte la riliquidazione delle rendite per infortuni sul lavoro e malattie professionali nei settori agricoltura e industria, e per i medici radiologi e tecnici sanitari. La circolare n. 53 del 2011 dell’Inail aggiorna i valori delle prestazioni con decorrenza dal 1° luglio.

     

     

    La circolare n. 53/2011 dell’Inail aggiorna i valori delle prestazioni con decorrenza dal 1° luglio, nell’ambito della riliquidazione per infortuni sul lavoro e malattie professionali nei settori agricoltura e industria, e per i medici radiologi e tecnici sanitari.

    Le rendite Inail, con effetto dall’anno 2000, hanno un sistema di rivalutazione doppio, secondo la disciplina dell’articolo 11 del dlgs n. 38/00:

    -      il primo sistema decreta che, a decorrere dal 1° luglio di ogni anno, la retribuzione di riferimento per la liquidazione delle rendite corrisposte dall’Inail mutilati e invalidi del lavoro sia rivalutata in base dell’indice Istat;

    -      il secondo sistema, invece, prevede che esso venga applicato, comprendendo anche il primo, nell’anno in cui si verifichi una variazione retributiva minima non inferiore al 10% rispetto alla retribuzione presa a base per l’ultima rivalutazione effettuata.

    Dunque, la rivalutazione delle rendite decorre dal 1° luglio 2011 per durare sino al 30 giugno 2012, e tiene conto della variazione effettiva Istat, verificata tra la retribuzione media giornaliera dell’anno 2010 rispetto a quella dell’anno 2009, pari a 1,55%. (G-Nicole Elia)

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    Il mancato versamento di una o più rate della dilazione del pagamento del premio da autoliquidazione, non costituisce un ostacolo alla concessione della rateazione ordinaria. E’ quanto chiarito dall’Inail mediante la nota protocollo n. 6465/2011, in risposta a un quesito dell'Ance.

     

     

     

    La rateazione è concessa per i debiti non iscritti a ruolo al ricorrere di certe condizioni, tra le quali il debito inferiore a mille euro e la temporanea ed effettiva difficoltà a pagare in un’unica soluzione.

    Per rateizzare le cartelle di pagamento, l’Inail non concede dilazioni, ritenendo opportuno utilizzare solo l’attività degli agenti della riscossione principalmente per esigenze di semplificazione e uniformità di trattamento nei confronti dei debitori.

    Rispondendo al quesito dell’associazione nazionale dei costruttori edili, l’Istituto precisa che nella rateazione ordinaria possono essere inclusi sia i debiti pregressi che quelli correnti. Tra i debiti pregressi è compreso anche l’eventuale omesso pagamento delle rate relative all’autoliquidazione annuale dei premi.

    Ai fini della concessione della rateazione ordinaria, non si deve tener conto dell’eventuale inosservanza, da parte dei datori di lavoro, della rateazione dei premi da autoliquidazione. In tal caso il frazionamento in quattro rate del premio è una semplice modalità di pagamento alternativa al versamento in unica soluzione, non soggetta ad autorizzazione, ma solo a un obbligo di comunicazione da parte degli interessati.

    Pertanto, all’omesso o ritardato pagamento di una o più rate non si applica l’istituto della decadenza e l’inosservanza di tale rateazione non è causa ostativa alla concessione della rateazione ordinaria. (G-Stella Ferres)

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    La sentenza n. 21485 del 18 ottobre 2011, emessa dalla sezione Lavoro della Cassazione, decreta che il licenziamento è illegittimo se l'imprenditore non usa il potere disciplinare secondo buona fede.

     

    La sentenza n. 21485 del 18 ottobre 2011, emessa dalla Sezione Lavoro della Cassazione, ha respinto il ricorso di un'azienda nei confronti di una sua dipendente.

    La donna era stata licenziata con licenziamento disciplinare; i giudici di merito aveva ritenuto lo stesso illegittimo in quanto la società datrice di lavoro non aveva dato seguito alla richiesta della lavoratrice di rinviare la convocazione chiesta per fornire le proprie giustificazioni.

    La lettera di convocazione, inoltre, era giunta alla dipendente il sabato e l’incontro risultava fissato per il lunedì successivo.

    L’atteggiamento rigido dell’azienda, testimoniato anche dalla volontà di concedere tempi ristretti tra convocazione e data di incontro.

    La Suprema Corte, interpellata dall’impresa, ha confermato la decisione di merito affermando che il datore di lavoro, ha comunque il dovere di gestire il potere disciplinare in buona fede e secondo i principi di correttezza, quindi con modalità tali da non creare equivoci nel dipendente cui si rivolge la contestazione.

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    I datori di lavoro e i consulenti avranno 15 giorni di tempo in più per realizzare le registrazioni sul libro unico del lavoro. Le comunicazioni di assunzioni nel settore del turismo si potranno completare entro il quinto giorno successivo all'instaurazione del rapporto.

     

     

     

    Quindici giorni di tempo in più per permettere a datori di lavoro e consulenti di registrare sul libro unico del lavoro.

    Le trasformazioni dei rapporti da tempo pieno a part time sono state liberalizzate, infatti non è più necessaria la convalida della direzione provinciale del lavoro (dpl).

    Per quanto concerne il settore turismo, la bozza dà più tempo, in quanto la comunicazione può realizzarsi entro il quinto giorno successivo all’instaurazione del rapporto di lavoro a condizione che, prima dell’inizio della prestazione lavorativa, siano comunicati le generalità del datore di lavoro, la data di inizio della prestazione e il numero di lavoratori interessati.

    La comunicazione in esame potrà essere effettuata mediante fax o con le modalità che saranno definite con uno o più decreti dal ministero del lavoro.

    Mentre, due novità interessano il collocamento obbligatorio di lavoratori disabili:

    -      la soglia di invalidità si abbassa per poter considerare e conteggiare nella quota obbligatoria l’eventuale dipendente che si sia infortunato in azienda;

    -      la possibilità di fare le richieste nominative sulle assunzioni di disabili agli uffici di collocamento verrà eliminata. (G-Veronica Notaro)

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    Le donne, nel lavoro, sono ancora poco valorizzate. Una recente ricerca rileva che sette società su dieci non offrono programmi di sviluppo destinati all’altra metà del cielo.

    Il talento rosa non è ancora abbastanza valorizzato in Italia.

    L’indagine condotta da McKinsey per la Fondazione ValoreD, che ha coinvolto 28 grandi gruppi aziendali, mostra come il nostro paese sia ancora indietro nell’impegno nei corsi di formazione e aggiornamento dedicati alle donne.

    Proprio la Fondazione ValoreD ha creato un kit con la collaborazione degli associati e di Coreconsulting, D’Antona & Partners, GSO, Hermes Consulting, learning Edge e McKinsey. Questo kit contiene 21 corsi concentrati in 4 aree: sensibilizzazione del management alla valorizzazione del talento femminile, rafforzamento delle competenze di genere, work life balance e comunicazione e valorizzazione del networking femminile.

    Questo è un grande passo per “sconfiggere” i dati negativi, che vedono il 70% delle società non offrire programmi di formazione in rosa. (G-Veronica Notaro)

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    Buoni pasto: nella pubblica amministrazione, verranno corrisposti solo al lavoratore che svolge almeno otto ore di servizio.

     

    Concessione dei buoni pasto più “severa”.

    Infatti, l’ultima disposizione in materia di personale pubblico, decreta che il buono pasto può essere dato solo ai dipendenti pubblici che svolgono almeno otto ore di servizio.

    Dunque, ai dipendenti pubblici comandati presso le Autority non spetterà più l’erogazione di indennità finalizzate a realizzare perequazioni col personale di ruolo.

    Per quanto concerne i concorsi indetti dalla Pubblica Amministrazione per l’immissione nella carriera dirigenziale, per la partecipazione si dovrà versare un contributo per le spese di procedura; i bandi quindi prevedranno un versamento variabile dai 10 ai 15 euro.

    Queste alcune delle disposizioni previste dall’articolo 4 della legge di stabilità. (G-Nicole Elia)

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    Apprendistati in Italia: sono pochi, senza un’adeguata formazione, ma ben pagati. I dati sull’apprendistato rilevano una situazione critica e la necessità di un’adeguata formazione per i giovani.

     

     

    Dai dati risulta che gli apprendisti, in Italia, sono pochi, non ricevono adeguata formazione e godono di elevati stipendi.

    Burocrazie e centralismo sono concausa della dispersione, in quanto non aiutano a tener conto dei bisogni dei ragazzi.

    Il contratto di apprendistato, invece, potrebbe contrastare la disoccupazione giovanile, che registra tassi altissimi rispetto al resto d’Europa. In realtà, solo il 26% degli apprendisti è coinvolto in attività formative per l’apprendistato programmate dalle regioni, e ciò dimostra l’incapacità a valorizzare la formazione in ambiente di lavoro, confermata anche dalle retribuzioni medie.

    Infatti, se nella maggior parte degli stati europei la retribuzione degli apprendisti di rado arriva a superare il 50% dello stipendio del lavoratore effettivo, in Italia in media gli stipendi degli apprendisti oscillano intorno al 70% nell’industria, all’80% nei servizi, fino al 90% nell’artigianato.

    Un basso stipendio viene invece accettato come indice della proporzionalità nel contratto di apprendistato: lavoro in cambio di formazione e, in misura residua, di denaro. (G-Ilaria Laudisa)

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    Certificati medici: per la malattia lunga, superiore a 10 giorni, il lavoratore, sia pubblico che privato, deve farsi rilasciare il certificato da un medico del servizio sanitario o convenzionato.

     

    La novità nasce dal processo di uniformazione dei regimi previsti per i dipendenti pubblici e quelli privati in ordine alle certificazioni di malattia.

    Con l’entrata in vigore del dl n. 98/2011, è arrivata un’ulteriore innovazione: “Nel caso in cui l’assenza per malattia abbia luogo per l’espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche o esami diagnostici, l’assenza è giustificata mediante la presentazione di attestazione rilasciata dal medico o dalla struttura, anche privata, che hanno svolto la visita o la prestazione”.

    Nei casi di assenza per malattia superiori a 10 giorni e nei casi di eventi successivi al secondo nel corso dello stesso anno solare, anche per il lavoratore del settore privato è divenuto obbligatorio produrre al datore di lavoro idonea certificazione rilasciata solo dal medico del Ssn o con esso convenzionato.

    Fa eccezione alla regola l’assenza di malattia per espletamento di visite, terapie, prestazioni specialistiche o diagnostiche per le quali la certificazione giustificativa può essere rilasciata anche dal medico o struttura privata. (G-Stella Ferres)

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    Crisi nelle aziende… e per evitare di licenziare si sceglie sempre di più il part time.

     

    Il part time salva dai licenziamenti, perché da una parte permette ai lavoratori di conservare il proprio posto in azienda, e alle imprese consente di non licenziare, in quanto si vanno a tagliare le spese.

    Le aziende investono nel tempo parziale: gli occupati con questo tipo di contratto lavorativo, sono aumentati del 3,4% su base annua.

    Questo quanto emerge dai dati raccolti dall’Istat.

    Tuttavia non si sono solo effetti positivi, perché nella maggior parte dei casi si tratta di part time involontario.

    Il contratto in esame si è rivelato un importante strumento per il taglio dei costi, ma occorre non dimenticare che spesso l’aspirante lavoratore è costretto ad accettarlo, pur di non restare a casa. (G-Nicole Elia)

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    La sentenza della Corte di Cassazione n. 10020/11 stabilisce che, in caso di viaggi comandati, il lavoratore ha diritto alla retribuzione di metà del tempo impiegato a prendere servizio o per fare ritorno, se il luogo di inizio e fine turno sono diversi.

     

     

     

    La Suprema Corte ha decretato, nella sentenza n. 10020/11, che il lavoratore ha diritto alla retribuzione di metà del tempo che impiega per prendere servizio o per fare ritorno, quando il luogo di inizio e quello di fine turno sono differenti.

    In questi casi si parla di “viaggio comandato”, ma cosa si intende?

    Per “viaggio comandato” si intende ogni trasferimento inevitabile per l’organizzazione dei turni derivante da disposizioni aziendali; in altre parole, con l’espressione in esame si indica quella situazione in cui non vi è coincidenza tra il luogo di inizio e quello di cessazione del turno di lavoro giornaliero.

    Da queste premesse, gli Ermellini hanno dedotto che il lavoratore ha diritto all’attribuzione patrimoniale della metà del tempo che impiega nei viaggi comandati, anche perché è un qualcosa che non deriva dalla propria volontà, ma da una scelta logistica dell’azienda. (G-Veronica Notaro)

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