Le mamme italiane sono le meno occupate al lavoro, a causa dei licenziamenti durante la gravidanza.

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Il rapporto "Mamme nella crisi" di Save the Childre, presentato ieri, 18 settembre, al Senato, mostra come ben 800 mila mamme hanno dichiarato di essere state licenziate o di aver subito pressioni in tal senso, in occasione di una gravidanza.

In Italia la situazione è ancora più critica: l’occupazione femminile è ai minimi storici, i servizi per l’infanzia sono quasi inesistenti, la natalità è bassa, con una pesante ricaduta sul benessere dei bambini.

Nel 2010, l’occupazione delle donne, che si attesta al 50,6%, è ben al di sotto della media europea, pari al 62,1%. Con la nascita del primo figlio l’occupazione femminile scende al 45,6%, al 35,9% se i figli sono due e al 31,3% con tre o più figli.

Nel 2009 le interruzioni del lavoro dopo la nascita di un figlio sono quasi quadruplicate, e se il lavoro rimane, peggiora la sua qualità: nel 2010 è diminuita l’occupazione qualificata in favore di quella a bassa specializzazione, dalle collaboratrici domestiche alle addette ai call center.

Si è visto un incremento anche del part-time, soprattutto per le madri lavoratrici, non scelto, ma accettato a causa della mancanza di lavori a tempo pieno.

Tra le categorie più vulnerabili ci sono le mamme straniere e quelle sole, i cui figli sono più esposti a rischio povertà, con una percentuale del 28,5% contro il 22,8% della media dei minori in Italia. (G-Ilaria Laudisa)