Minaccia i dipendenti di perdere il posto se non accettano un salario più basso.

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    Un’imprenditrice, per problemi economici dell’azienda, decide di ridurre il salario delle dipendenti lasciando invariato l’importo indicato nelle buste paga.

    Condannata in primo a secondo grado di giudizio a oltre tre anni di reclusione e al pagamento di 400 euro di multa, presenta ricorso in Cassazione, ma senza successo.

    La donna, infatti, cerca di discolparsi affermando di aver offerto le condizioni di lavoro praticate nella zona, accettate liberamente dalle dipendenti, e in assenza di un reale profitto per lei stessa.

    Ma i giudici di legittimità, con la sentenza n. 46678/11, ribadiscono che insinuare l’ipotesi della perdita del lavoro per ottenere l’accettazione della riduzione del salario è reato di estorsione, e il contesto di grave crisi non può rendere accettabili determinate scelte del datore di lavoro.

    Più che legittima, pertanto, la condanna dell’imprenditrice, che viene confermata dagli Ermellini. (G-Stella Ferres)

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