E’ reato rivolgersi a un collega chiamandolo “rompiscatole”.

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    Lo conferma la sentenza della Corte di Cassazione n. 24581 del 2011. In Tribunale il preside di una scuola di Gaeta era stato condannato per ingiuria ai danni di una professoressa di lettere. Durante una commissione d’esame, infatti, il preside si era rivolto alla donna dicendole che aveva rotto le scatole, che non dimostrava nemmeno uno straccio di professionalità e chiedendo ai colleghi come facessero a sopportarla.

In sede d’appello l’uomo è assolto con formula piena, ma i giudici di legittimità hanno dato ragione alla professoressa.

Come si legge in sentenza, “si richiedeva un’attenta valutazione al fine di chiedersi se la prima delle espressioni non richiamasse, col suo contenuto allusivo, altre locuzioni ben più volgari e non comunicasse una nota di disprezzo per il decoro della destinataria; e se la seconda non si indirizzasse all’umiliazione della persona cui si riferiva, così finendo per raggiungere a sua volta un risultato lesivo ben eccedente i limiti del diritto di critica”.

La sentenza d’appello è stata annullata, con rinvio al giudice civile competente per valore in grado d’appello. (G-Stella Ferres)